Il caso della commessa di Bottega Veneta che non vende al cliente russo, protesta social dei filoputiniani: parte il boicottaggio – Il video

È diventato virale negli ambienti social filorussi un video in cui una dipendente si rifiuta di servire un uomo russo

Una commessa di una filiale fiorentina del brand italiano di lusso Bottega Veneta è finita nel mirino della rete filorussa sui social, dove da più parti viene accusata di razzismo. Il caso è scoppiato dopo che è diventato virale un video diffuso ieri, 17 luglio, e girato all’interno del negozio da un cliente russo. A questo la commessa spiega di non poter vendere alcun prodotto, in base alla policy che già diversi marchi hanno adottato, come racconta il sito di settore La Conceria. Nel video, la dipendente di Bottega Veneta, ripresa senza il suo consenso (nei primi secondi chiede di non essere inquadrata, ma di registrare solo la sua voce), ribadisce più volte di non poter andare contro le istruzioni ricevute dall’alto che le vietano di concludere transazioni con cittadini russi. Poi è incalzata dall’uomo che la riprende: «Se venisse un mio amico di Firenze con il passaporto italiano a comprare la giacca e poi la indossassi io andrebbe bene?», «Sì, lo può fare», è la risposta della commessa.


Nonostante l’atteggiamento piuttosto accondiscendente della dipendente, chiaramente priva di ogni potere decisionale, la diffusione del video ha scatenato l’indignazione di diversi utenti di Twitter, che non solo la accusano di «odio sociale e razzismo», ma hanno messo in atto un vero e proprio tentativo di boicottaggio del marchio, scrivendo decine di cattive recensioni sulla pagina Google della boutique e abbassandone così il punteggio. Ma Bottega Veneta, così come altre griffe di lusso, non sta facendo altro che rispettare il Regolamento europeo 427/2022 che, all’articolo 3, introduce restrizioni alla vendita, fornitura, trasferimento ed esportazione di beni di lusso superiore ai 300 euro per articolo. Nessuna arbitraria «russofobia» né da parte della commessa né da parte del marchio, quindi, bensì un’applicazione alla lettera delle sanzioni europee nei confronti della Russia.


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