A meno di due mesi dalle elezioni, Mario Draghi continua a lavorare sul prossimo decreto Aiuti. Dopo aver ascoltato le richieste di agricoltori e artigiani, la mattina del 27 luglio è stato il turno dei sindacati. «L’incontro ha prodotto alcune prime risposte. Credo che la strada sia giusta», ha dichiarato fuori da Palazzo Chigi al termine della riunione di un’ora e mezza il segretario della Cgil, Maurizio Landini. Con lui, anche i suoi colleghi di Cisl e Uil, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri. Per il governo, invece, al fianco del presidente del Consiglio si sono seduti il ministro dell’Economia, Daniele Franco, del Lavoro, Andrea Orlando, della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti e delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli. Durante l’incontro, sono state illustrate le linee essenziali del decreto che il governo approverà nei prossimi giorni. Alla base c’è la convinzione di realizzare pochi interventi su pochi temi importanti, sfruttando i 14,3 miliardi di euro di deficit in meno rispetto a quanto previsto. L’obiettivo è restituire all’economia italiana queste risorse in più ottenute per l’aumento del costo della vita e dell’energia.
Decontribuzione e rivalutazione delle pensioni
«Confermo la volontà del governo di non abbandonare i lavoratori, i pensionati, le imprese», ha ribadito Draghi al termine dell’incontro. Fuori dal Palazzo, i sindacati parlano di come l’esecutivo non abbia previsto una replica del bonus 200 euro per il prossimo decreto Aiuti. Al suo posto, ci sarebbe un intervento di decontribuzione: «Ci hanno detto che si interviene sulla decontribuzione dei lavoratori dipendenti quindi si aumenta il netto in busta paga», ha detto Bombardieri. Nel dettaglio si tratterebbe di una riduzione di 0,8 punti dei contributi sociali. La misura si aggiungerebbe alla decontribuzione già in vigore fino alla fine dell’anno per i dipendenti con redditi fino a 35 mila euro. Il taglio del cuneo, introdotto con l’ultima manovra, valeva per il 2022, con un costo di circa un miliardo e mezzo. Sbarra, inoltre, riferisce che si sta lavorando sull’anticipo per la rivalutazione delle pensioni: non più gennaio 2023, ma già dal secondo semestre del 2022.
Niente taglio dell’Iva
Si tratterebbe, quindi, di «cifre non banali», ha precisato Draghi. Mentre per il ministro del Lavoro Orlando questa non è altro che «la base di partenza del confronto» con le parti sociali. Un tema di cui non si è parlato durante la riunione è quello del taglio dell’Iva. Lo stesso Landini sostiene che «per quello che riguarda la nostra organizzazione pensiamo che in questo momento non sia lo strumento prioritario da usare».
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