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«Il grande fiume non esiste più»: l’allarme dell’Anbi sulla portata del Po al di sotto dei 100 metri cubi al secondo

28 Luglio 2022 - 10:58 Redazione
fiume po scomparsa osservatorio anbi
fiume po scomparsa osservatorio anbi
Il record precedente era di 237 metri cubi. La situazione degli altri corsi d'acqua italiani

Il grande fiume non esiste più. L’Osservatorio Anbi sulle risorse idriche fa sapere che la portata del Po «è vicina alla drammatica soglia psicologica dei 100 metri cubi al secondo». La misurazione è stata effettuata a Pontelagoscuro (Ferrara). La discesa al di sotto della soglia «ne decreterebbe la fine dell’immagine di ‘grande fiume’ con tutte le conseguenze soprattutto di carattere ambientale, che ne stanno derivando». Contestualmente la risalita del cuneo salino sfiora i 40 km dalla foce del Po di Goro durante l’alta marea. Il fenomeno interessa i tratti terminali della gran parte dei fiumi settentrionali, «intaccando i prelievi ad uso potabile».

Il record (negativo)

Il record di portata minima mensile di luglio (registrato nel 2006) era stato finora di 237 metri cubi al secondo. Mentre quest’anno ci si attesterà presumibilmente al di sotto di 170 mc/sec. Contestualmente la risalita del cuneo salino sfiora i 40 km dalla foce del Po di Goro durante l’alta marea. L’Osservatorio fa anche il punto sugli altri corsi d’acqua italiani. Ad eccezione del lago di Como che, pur segnando nuovi record minimi è leggermente risalito dal parametro «riempimento zero» delle scorse settimane (ora 2,4%), i grandi bacini settentrionali si avvicinano al livello (percentuale di riempimento zero), al cui raggiungimento non potrà essere rilasciato un quantitativo d’acqua superiore a quello affluito nell’invaso: Iseo 2,9%; Maggiore 14,1%; Garda 30%.

A Nord Ovest invece è la Dora Baltea, in Valle d’Aosta, a godere di maggiore salute idrologica. Mentre cala il torrente Lys e, in Piemonte, i violenti fenomeni temporaleschi hanno portato gravi disagi al territorio, senza sostanziali miglioramenti alla condizione idrica complessiva. Stessa situazione in Lombardia. Dove il fiume Adda resta su valori praticamente dimezzati rispetto al consueto e le riserve idriche sono il 70% inferiori a quelle dell’anno scorso, segnando -64% rispetto alla media mensile. In Veneto invece, nonostante una leggera ripresa come per il Piave, il fiume Adige (secondo corso d’acqua italiano) stenta a superare la soglia dei -4 metri sul livello idrometrico. Tra i fiumi appenninici dell’Emilia Romagna restano in grave difficoltà il Reno e l’Enza, mentre il Nure è ormai in secca.

La situazione delle acque d’Italia

In Toscana, fatta eccezione per l’insufficiente ripresa del fiume Serchio che resta molto al di sotto dalla portata minima vitale, i corsi d’acqua ristagnano a livelli di grave sofferenza idrica, esattamente come quelli delle altre regioni del Centro Italia, dove le piogge tardano ad arrivare e le temperature si mantengono su livelli molto alti. In Abruzzo, il beneficio apportato dalle piogge cadute a giugno è stato rapidamente vanificato dalla forte evapotraspirazione provocata da temperature fino a 5 gradi superiori alla media, mantenendo così negativo il bilancio idroclimatico regionale.

La Campania vede permanere stabile la condizione di siccità nel bacino idrografico dei fiumi LiriGarigliano e Volturno, mentre si consolida nella bassa valle del bacino del Sele; si segnalano in deciso calo i volumi idrici nei bacini del Cilento e nel lago di Conza. Infine si distribuisce acqua a pieno regime dai bacini di Basilicata e Puglia. Il ritmo è di 2 milioni di metri cubi al giorno in ciascuna regione, assai più di quanto accadesse l’anno scorso (in questo periodo del 2021 gli invasi apulo-lucani distribuivano settimanalmente 9 milioni di metri cubi d’acqua; quest’anno si tocca quota 14 milioni). In Basilicata, le disponibilità idriche segnano un deficit di quasi 44 milioni di metri cubi sul 2021, mentre quelle pugliesi registrano ancora un saldo positivo di circa 6 milioni.

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