M5s, Appendino verso la candidatura: la condanna colposa e il “mandato 0” salvano una delle big del Movimento

Nemmeno la condanna per i fatti di Piazza San Marco violerebbe il codice etico del Movimento. Ma ch’è chi protesta: «Basta deroghe»

L’annuncio è arrivato: non ci sarà una deroga alla regola dei due mandati. Ora i vertici del Movimento 5 Stelle dovranno fare i conti con i big che dovranno essere accompagnati alla porta. Roberto Fico e Paola Taverna, ma anche Danilo Toninelli, Virginia Raggi, Federico D’Incà e Vito Crimi. I grandi nomi rimasti su cui basare la campagna elettorale in vista delle elezioni del 25 settembre sono ridotti ai minimi storici. Per questo motivo, quei pochi assumono sempre più importanza. Tra questi c’è anche quello dell’ex sindaca di Torino, Chiara Appendino. Le fondamenta del suo futuro politico si basano su due clausole che hanno rivoluzionato la storia recente dei pentastellati: quella del cosiddetto “mandato 0” e quella relativa alle condanne penali.


Il “mandato 0”

Nell’estate del 2019, l’ex capo politico del Movimento Luigi Di Maio decise che: «Chi viene eletto consigliere comunale o di municipio al primo mandato, lo porta avanti tutto e poi decide di ricandidarsi senza diventare né presidente di municipio né sindaco, allora il secondo mandato non vale». Questa eventualità sarebbe valida per Appendino. Al punto che fonti autorevoli avrebbero riferito a Adnkronos che la sua candidatura viene data per assodata e che qualcuno avrebbe già iniziato a contestare. «Non si deroga più nulla: Appendino ha una condanna alle spalle, quindi è fuori», avrebbe detto un big del Movimento.


La condanna

Queste parole farebbero riferimento non tanto al processo Ream, in cui le accuse per Appendino erano legate al mancato inserimento nel bilancio comunale di un debito di 5 milioni, nel quale è stata assolta in appello, ma ai fatti di piazza San Carlo. Il 3 giugno del 2017 quella piazza era piena di tifosi bianconeri. Veniva proiettata la finale di Champions League tra Real Madrid e Juventus, che si giocava a Cardiff. A un certo punto si è scatenato il panico: qualcuno ha spruzzato dello spray urticante e la gente ha iniziato a correre e spintonarsi. Una confusione nella quale hanno perso la vita 2 persone e 1.700 rimasero ferite. Appendino venne condannata a un anno e mezzo, con sospensione condizionale della pena.

La spada di Damocle

Se si prendono alla lettera le regole grilline, in realtà neanche questo le impedirebbe di candidarsi. Il Codice etico dei 5 Stelle, infatti, consente a chi è stato condannato per reati colposi di scendere in campo elettorale. Questa clausola è stata voluta dall’ex ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. L’articolo 6 del codice, infatti, pone un vincolo per chi viene condannato «per qualsiasi reato commesso con dolo». Anche l’avvocato Lorenzo Borré, da sempre a capo delle battaglie giudiziarie contro il Movimento, ha confermato la possibilità di candidatura di Appendino: «Sulla condanna nulla da eccepire perché assolta a maggio per il falso in bilancio e condannata sì, ma per l’altro reato che è colposo e non doloso e non passato in giudicato». Resterebbe comunque una spada di Damocle a pendere sulla sua testa, quella relativa all’interpretazione «del Codice etico che non risulta superata dalla consultazione del 2021 in cui passò il concetto di “mandato 0” per i consiglieri comunali».

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