Pelosi a Taiwan, la Speaker della Camera: «La mia visita non è contro la Cina». Pechino convoca l’ambasciatore Usa: «Una mossa senza scrupoli»

Cresce la preoccupazione di un’escalation dopo l’arrivo della Speaker della Camera Usa a Taiwan che ha irritato la Cina. Sempre più intensi i movimenti militari nella regione da entrambe le parti

La reazione di Pechino alla visita di Nancy Pelosi a Taiwan muove i primi passi formali sul piano diplomatico, con la convocazione dell’ambasciatore americano in Cina, Nicholas Burns, a cui sarebbe stato espressa «forte opposizione e ferma condanna». Secondo i media di Stato cinesi, il viceministro degli Esteri Xie Feng avrebbe parlato di «grave provocazione» oltre che di «violazione del principio della Unica Cina». Pechino accusa Washington di non aver fatto nulla per evitare la visita della Speaker della Camera, mentre avrebbe «dovuto frenare la mossa senza scrupoli di Pelosi e impedire di andare contro la tendenza storica, ma invece l’ha assecondata e ha collaborato con lei, il che – ha aggiunto il viceministro cinese – aggrava la tensione nello Stretto di Taiwan e danneggia gravemente i legami tra Cina-Usa».


Il messaggio di Pelosi

«La visita della nostra delegazione a Taiwan onora l’incrollabile impegno dell’America nel sostenere la vivace democrazia taiwanese. Le nostre discussioni con la leadership di Taiwan riaffermano il nostro sostegno al nostro partner e promuovono i nostri interessi condivisi, incluso il progresso di una regione indo-pacifica libera e aperta. Essere solidali con i 23 milioni di taiwanesi è più importante che mai, ora che il mondo deve fare una scelta tra democrazia e autocrazia». Così in un tweet la speaker della Camera degli Usa Nancy Pelosi, appena atterrata a Taipei, ha ufficializzato la sua visita a Taiwan. «La nostra visita è una delle numerose delegazioni del Congresso a Taiwan e non contraddice in alcun modo la politica di lunga data degli Stati Uniti», ha aggiunto, ma, ha sottolineato, «Gli Usa continuano a opporsi a un cambiamento unilaterale dello status quo».


La visita (mai ufficializzata) della speaker della Camera è quella di più alto livello, per una figura istituzionale Usa, degli ultimi 25 anni. Nei momenti precedenti al suo arrivo a Taipei, la Casa Bianca ha voluto riaffermare che il viaggio di Nancy Pelosi è del tutto al di fuori della responsabilità della presidenza americana. A sua volta, il portavoce della Sicurezza nazionale, John Kirby, ha ribadito alla Cnn che «gli Usa non sostengono l’indipendenza di Taiwan e continuano a supportare la politica dell'”Unica Cina”», ma è un «diritto» di Pelosi visitare l’isola, non violando la sovranità della Cina. Che, naturalmente, non la pensa allo stesso modo.

L’arrivo a Taipei

L’aereo di stato americano con a bordo Nancy Pelosi, capo della Camera dei rappresentanti Usa, è atterrato all’aeroporto di Taipei, capitale della Cina di Taiwan, alle 10.43 locali, le 16.43 italiane, in un clima di altissima tensione. Ad accogliere la speaker della Camera statunitense, il ministro degli Esteri taiwanese Joseph Wu e un messaggio di benvenuto proiettato sull’iconico grattacielo della capitale, il Taipei 101: «Benvenuta a Taiwan, grazie speaker Pelosi, Taiwan ama gli Usa». L’aereo è stato scortato dai caccia dell’aviazione di Taiwan subito dopo essere entrato nello spazio aereo di quella nazione, che la Cina di Pechino considera terra da ricongiungere alla madrepatria.

Nella zona sono giunti anche 8 caccia e 5 aerei da rifornimento della Us Air Force di stanza in diverse basi della regione. L’aeroporto di Songshan ha attivato tutte le difese antiaeree, dopo che la tv di Pechino ha annunciato che diversi caccia Su35 hanno attraversato a loro volta la zona dello stretto che separa il territorio cinese e l’isola. A largo di Taiwan, come riferiscono fonti del Pentagono a Fox News, stanno svolgendo esercitazioni standard quattro navi da guerra Usa, la cui presenza «potrebbe diventare una questione di sicurezza internazionale».

La reazione di Pechino

La visita della speaker della Camera statunitense Nancy Pelosi a Taiwan rappresenta «una grave violazione della sovranità e dell’integrità territoriale della Cina, una grave violazione del principio della “Unica Cina”», ha scritto in una nota l’ufficio per gli affari di Taiwan del Comitato centrale del Partito Comunista cinese. Non solo, si tratta di «un’escalation della collusione tra Taiwan e gli Stati Uniti di natura pessima, e con conseguenze molto gravi – continua la nota -. «La riunificazione della madrepatria e il grande ringiovanimento della nazione sono entrati in un processo storico irreversibile. La madrepatria deve essere unificata e lo sarà». Intanto, il colonnello maggiore del Comando del teatro orientale, Shi Yi ha annunciato un’intensificazione delle esercitazioni militari e delle attività di addestramento, «comprese esercitazioni a fuoco vivo» in sei aree marittime da giovedì 4 a domenica 7 agosto, con il chiaro intento di circondare Taiwan.

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