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L’accusa di Repubblica: «L’ombra della ‘ndrangheta sul plenipotenziario di Salvini in Calabria»

03 Agosto 2022 - 06:25 Redazione
matteo salvini domenico furgiuele ndrangheta
matteo salvini domenico furgiuele ndrangheta
Domenico Furgiuele ha un suocero condannato per estorsione e considerato imprenditore di riferimento dei clan. Ed è stato rinviato a giudizio per turbativa d'asta

La Repubblica all’attacco di Matteo Salvini a causa di Domenico Furgiuele. Il deputato leghista è stato da poco nominato dal Capitano responsabile della campagna elettorale in Calabria. Ma secondo il quotidiano Furgiuele avrebbe da spiegare qualche “connessione” con la ‘ndrangheta. La prima è squisitamente familiare: il suocero Salvatore Mazzei è finito in carcere per una condanna per estorsione. Ed è stato destinatario di un sequestro in quanto «imprenditore di riferimento dei clan», come ha scritto la procura guidata da Nicola Gratteri. Furgiuele ha già risposto a questa accusa, dicendosi colpevole, sì, ma solo di essersi innamorato della moglie. Ma, spiega oggi il quotidiano, c’è anche un altro collegamento. Che riguarda la società Terina, di cui è stato socio fino all’elezione alla Camera.

Terina ha infatti, tramite l’affitto del ramo d’azienda, incamerato commesse della Cogema di Mazzei. La procura di Reggio Calabria ha chiesto il rinvio a giudizio di Furgiuele per il reato di turbativa d’asta. E la cosa, spiega il quotidiano, non è rimasta molto gradita all’interno del Carroccio. Dove in molti non hanno gradito la nomina di Furgiuele a coordinatore e la candidatura (per adesso ancora ufficiosa) in un collegio uninominale della Calabria. E ancora: il nome di Furgiuele è uscito anche nell’inchiesta sull’omicidio di Davide Fortuna.

Per preparare l’agguato – ha raccontato uno dei killer, dopo essersi pentito – lui e i suoi complici sono stati graditi ospiti di Furgiuele all’hotel Phelipe, di proprietà del suocero. «Era una cortesia al mio capocantiere», ha giurato il leghista quando è stato interrogato dai magistrati, professandosi del tutto all’oscuro. «Storie vecchie e già chiarite, mai ricevuta nessuna contestazione», ringhia invece a chi gli chieda dettagli al riguardo.

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