«Mio figlio? Gli hanno detto di scavare e lo ha fatto»: liberi i 4 del tunnel a Roma

Uno degli arrestati ha detto che si trovava lì per caso: «Portavo le mozzarelle a mia figlia». Le indagini continuano

Si chiamano Mario Mazza, Antonio Pinto, David Sciavarrello e Andrea Grassi. I primi due sono napoletani, gli altri romani e l’ultimo è l’uomo rimasto incastrato nel tunnel scavato in via Innocenzo XI 42 a Roma. Per fare cosa? L’ipotesi degli investigatori è che volessero mettere a segno un colpo entrando in una delle due banche o nella ricevitoria Sisal che si trovava a pochi metri di distanza. Ma sono tutti liberi. Il Gip ha convalidato l’arresto per resistenza a pubblico ufficiale nei confronti di due di loro senza disporre altre misure cautelari. Mentre per il reato di danneggiamento e crollo colposo non è previsto. Quindi, tutti scarcerati. E i genitori di Andrea, ricoverato al San Camillo, si arrabbiano quando si definisce il figlio “ladro fortunato”: «Stava morendo, nessuno si permetta. Lavora per 50 euro al giorno. Gli hanno detto di scavare e l’ha fatto».


La presunta banda del buco

Repubblica oggi racconta che Mario Mazza ha detto alla caserma dei carabinieri di Trastevere che si trovava lì perché era andato a portare le mozzarelle alla figlia. «Conosco quei due? Ma quando mai. Noi eravamo nel posto sbagliato nel momento sbagliato», dice ai giornalisti. E ancora: «Sono un invalido al 100 per cento». Invece gli inquirenti pensano che ci fossero anche altri membri nella presunta banda del buco. Ma sono riusciti a dileguarsi dopo l’allarme e l’arrivo del 118. È stata una picconata di troppo nel cunicolo che stavano scavando a provocare il crollo. Per colpa di un’area vuota. La pressione ha fatto venire giù il terreno in strada.


Per questo Grassi è rimasto lì sepolto per otto ore. Aveva cominciato a scavare nel negozio di via Innocenzo XI partendo dal seminterrato. Secondo gli investigatori lui ha precedenti per droga. David Sciavarrello, che abita come lui tra Montespaccato e Primavalle, ha detto invece «con voi non ci parlo» ai carabinieri. Pinto e Mazza invece hanno precedenti specifici. Il primo faceva parte di una gang che si dedicava al contrabbando di sigarette. Mazza stava con la Banda dell’Oro Fuso che aveva svaligiato nel 2010 una delle gioiellerie più importanti di Napoli. I due si sono conosciuti in carcere nel 2011.

Le indagini

Nei prossimi giorni sarà ascoltato anche il proprietario del locale vuoto dove il gruppo stava eseguendo lo scavo. Nelle vicinanze di via Innocenzo XI ci sono due banche distanti alcune centinaia di metri dal luogo dello scavo e dunque resta plausibile l’ipotesi del colpo fallito. Forse i quattro volevano procedere a step fino all’obiettivo, probabilmente il caveau di una banca. Non sarebbe la prima volta, in quella zona. Contando di agire indisturbati approfittando della città svuotata dal Ferragosto imminente. Le indagini sono coordinate dalla Procura di Roma.

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