Salvini divide il centrodestra sulle sanzioni a Putin: «Peggiorano la guerra». Meloni: «Devono restare»

La Lega chiede a Bruxelles di valutare l’utilità delle misure anti-Mosca, ma FdI e Fi le difendono: «Per ora non si toccano»

Le sanzioni europee a Vladimir Putin dividono l’alleanza di centrodestra. A sollevare il caso ieri, 23 agosto, è stato Matteo Salvini, segretario della Lega, che prima di salire sul palco del meeting di CL a Rimini ha detto: «Non vorrei che le nostre sanzioni stessero alimentando la guerra». «Guardiamo i numeri, chiedo di valutare l’utilità dello strumento», ha detto, per poi rivolgersi all’Unione europea: «Spero a Bruxelles ci stiano pensando». Nei giorni precedenti alla chiusura delle liste, Salvini e il suo partito sono stati più volte accusati di avere legami con Mosca. Il segretario ha sempre smentito di avere contatti con il Cremlino. A rispondere subito alla posizione di Salvini difendendo le misure contro Mosca sono stati Enrico Letta e Mario Draghi, e poi è arrivata la presa di distanza anche di Giorgia Meloni. Per la presidente di Fratelli d’Italia, alla quale fa eco il braccio destro Francesco Lollobrigida, le sanzioni devono restare, pur aggiungendo che servono «meccanismi di compensazione per le economie che stanno pagando un prezzo maggiore» per le conseguenze che le misure comportano. Anche Antonio Tajani di Forza Italia le difende (almeno per ora): «Per il momento non vanno tolte, anche se non devono essere eterne».


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