Polemica per l’immagine di Giorgia Meloni associata al fascismo al Festival di Venezia. La vicenda è riportata dal Corriere della Sera, Repubblica e altre testate: sul finale della proiezione del documentario del regista irlandese Mark Cousins, dal titolo Marcia su Roma, il regista ha deciso di mostrare un’immagine della presidente di Fratelli d’Italia insieme a quelle di politici come Vladimir Putin e Jair Bolsonaro, nell’ambito di una riflessione sul rischio del ritorno del fascismo. Nello spiegarne il motivo, Cousins ha detto (secondo quanto riportato da Vanity Fair): «Sono straniero e non voto qui, ma il modo in cui Meloni ha parlato a Vox in Spagna, dicendo “no Lgbt, sì all’universalità della Croce”, è simile a quello delle crociate dell’XI secolo. E’ pericoloso perché mette in difficoltà la sicurezza delle minoranze». Il documentario racconta la manifestazione fascista che portò al colpo di Stato di Mussolini del 1922, prendendo le mosse da «A noi», il film di Umberto Paradisi del 1923, diventato documento ufficiale del Partito fascista. «Anche se poi so che ha detto di non essere fascista e magari non è come Mussolini», ha aggiunto Cousins, «il linguaggio che usa è molto pericoloso per i cittadini. Non voglio dire che lei personalmente sia pericolosa, sono le sue idee a esserlo».
Le accuse di FdI
Non è tardata ad arrivare la risposta di Fratelli d’Italia, Il deputato e responsabile Cultura del partito Federico Mollicone ha detto; «Riteniamo assurdo l’inserimento di immagini di Giorgia Meloni nel docufilm “Marcia su Roma” e ci domandiamo il perché il Festival le abbia inserite in rassegna. Da sempre, abbiamo sostenuto il Festival di Venezia come una eccellenza nazionale e continueremo a farlo. Però,- ha aggiunto – pur rispettando la sua autonomia e indipendenza, crediamo che tali immagini alterino la par condicio della campagna elettorale e per questa ragione presenteremo un’interrogazione al ministro Franceschini. Lascia l’amaro in bocca che questa importante kermesse venga utilizzata come un improprio strumento di propaganda».
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