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Un decreto per le bollette e il piano per i termosifoni: come funziona l’Austerity di Draghi e Cingolani

02 Settembre 2022 - 03:57 Alessandro D’Amato
piano austerity draghi cingolani termosifoni bollette
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L'ipotesi di abbassare la temperatura anche di due gradi e l'accensione a novembre. I soldi per le Pmi in crisi di liquidità. I controlli alla polizia locale

Un decreto per le bollette di elettricità e gas e il piano per il taglio del riscaldamento. Sono questi i due provvedimenti che il consiglio dei ministri si prepara a varare per la prossima settimana. E mentre il governo Draghi cerca una decina di miliardi e vuole cambiare la tassa sugli extraprofitti delle imprese dell’energia legandola a un’addizionale Irap, ieri il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani ha presentato il progetto per i termosifoni. Ovvero il “Piano di risparmio gas relativo al settore civile, abitativo, residenziale, sia pubblico che privato”. Che prevede da 20 a 19 gradi per gli stabili con riscaldamento centralizzato e un’ora in meno di copertura. Ma c’è il nodo controlli per chi ha l’autonomo. Che saranno affidati alla polizia locale con passaggi a campione.

I prezzi del gas e dell’elettricità

Come funzionerà il piano di Cingolani? Tutti gli anni il 15 ottobre si accende il riscaldamento in circa 4.300 comuni italiani (zona climatica E) che comprendono grandi città come Milano, Torino, Bologna, Venezia. Il progetto prevede che «mediante misure di minima riduzione delle temperature del riscaldamento, l’utilizzo di combustibili alternativi per limitati periodi e l’utilizzo ottimizzato dell’energia sarà possibile conseguire risparmi variabili dell’ordine tra 3 e 6 miliardi di metri cubi di gas in un anno». Mentre per le imprese arriveranno due misure ministeriali che saranno finalizzate entro la prima metà di settembre. E che riguardano l’energy release (circa 18 twh) e il gas release (circa 2 miliardi di metri cubi).

Ci saranno prezzi controllati per supportare le aziende energivore e gasivore. In pratica sarà loro riservata una quota di energia a prezzi più bassi. L’obiettivo è quello di spostare l’accensione del riscaldamento a novembre. Sia per le utenze autonome che per quelle centralizzate, oltre che per tutte quelle statali. Escluse scuole e ospedali. Anche lo spegnimento sarà anticipato a marzo. Nelle aree d’Italia in cui il clima è più clemente si pensa a una riduzione di due gradi. Arriverà anche una campagna informativa per spiegare a cittadini e imprese opportunità e necessità. Attraverso spot su tv e radio. Il piano ricalca quello per i condizionatori a 27 gradi già in vigore questa estate negli uffici pubblici.

I controlli

E i controlli? Toccherà alla polizia locale con schema a campione verificare il rispetto dell’abbassamento della temperatura. Sia nelle utenze condominiali che negli uffici dei professionisti. Che potrebbero però decidere per lo smart working per i dipendenti. C’è sul tavolo anche la possibilità di un coprifuoco per negozi e locali pubblici. In questo caso lo spegnimento delle insegne arriverebbe rispettivamente alle 18,30 e alle 23. Sarà invece molto difficile, se non impossibile, eseguire i controlli nelle utenze private. Chi non ha il riscaldamento centralizzato potrebbe non rispettare le norme.

Intanto il governo lavora anche al nuovo decreto. Ma prima di muoversi attende di capire l’entità delle entrate. Alcune imprese dell’energia hanno pagato il 31 agosto la prima rata della tassa sugli extraprofitti. Che però cambierà: per evitare criticità sull’imponibile e sulla scorta della sentenza della Corte Costituzionale sulla Robin Tax, si va verso l’addizionale Irap. In questo modo il governo pensa anche di superare la possibile impasse giuridica che potrebbe scaturire dalle udienze dei Tribunali Amministrativi Regionali a cui si sono rivolte alcune aziende. Nel frattempo, sostiene l’agenzia di stampa Ansa, i tecnici del governo stanno studiando la possibilità di intervenire direttamente per le piccole e medie imprese in crisi di liquidità.

Il nuovo decreto

Ma sul tavolo c’è anche l’ipotesi di riservare quote di elettricità a buon mercato (provenienti dalle rinnovabili) a determinati settori industriali. La strategia di fare altro debito sarebbe da escludere, ma diverse forze politiche – in particolare Lega e Forza Italia – continuano ad indicare questa strada. Il binario degli interventi nazionali si incrocerà con quello comunitario venerdì 9 settembre, quando i ministri dell’energia europei si riuniranno per discutere le misure d’emergenza. In ballo ci sono due cavalli di battaglia di Mario Draghi: il price cap e la proposta di slegare il prezzo dell’energia elettrica da quello del gas.

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