Crisi energetica, rinnovabili, siccità ed economia circolare: quanto pesa l’ambiente nei programmi elettorali

Abbiamo passato in rassegna le sezioni sull’ambiente dei programmi elettorali delle coalizioni in corsa il prossimo 25 settembre. «Sul clima idee confuse», dice il think tank Ecco Climate

C’è un tema che più di tutti ha concentrato l’attenzione dei partiti e delle coalizioni nel corso di questa campagna elettorale, quello della crisi energetica. Questa si ripercuote su moltissimi ambiti interconessi, ma quello che pare chiaro dalle mosse del governo è che sarà necessario risparmiare. Ed è proprio da questo che molte delle coalizioni in corsa il prossimo 25 settembre partono per introdurre le proprie proposte sull’ambiente. Assieme a «progressista, europeista e antifascista», «ambientalista» è in cima alla lista delle definizioni che la Generazione Z prossima al voto usa per dare forma alla propria identità politica. Secondo Swg, tra i 18-24enni, infatti, l’ambiente è il secondo punto in agenda, con il 34% degli elettori nati prima del 1997 che lo ritiene la priorità numero uno della prossima legislatura, a soli 4 punti percentuali di distanza dalle «prospettive per i giovani», che costituiscono il primo cruccio della generazione.


Come affrontare la crisi energetica?

Sul gas il Centrodestra chiede una maggiore indipendenza energetica, da raggiungere anche con nuove trivellazioni sul suolo italiano e nel caso di Fratelli d’Italia anche con nuovi rigassificatori (anche se è in corso una querelle riguardante la prima destinazione, attualmente Piombino, dove il sindaco, contrario, è di Fratelli d’Italia). Il tutto coadiuvato da un price cap europeo e da un maggiore investimento nella ricerca nucleare per l’eventuale sviluppo di impianti di ultima generazione. Anche per il Pd i rigassificatori sono necessari – così come il price cap – ma solo come «soluzione-ponte» il cui impatto economico e sociale sui territori venga compensata tramite fondi ad-hoc. Rigassificatori e price cap europeo sul gas importato anche per il Terzo polo di Matteo Renzi e Carlo Calenda, che propongono anche nuove trivellazioni della Penisola con possibile applicazione del modello Basilicata, che garantisce sconti alle comunità che ospitano le trivelle. Contro i rigassificatori si schierano invece l’Alleanza Sinistra-Verdi e il Movimento 5 Stelle che puntano sull‘efficientamento energetico degli immobili, una priorità espressa anche dal Terzo polo, che nel caso dei pentastellati va raggiunta sfruttando il Superbonus 110%. Il M5S propone anche lo sganciamento del prezzo del gas dal mercato di Amsterdam. Tutto il centrosinistra si oppone al nucleare.


Energie rinnovabili

Tutti i partiti individuano nelle energie rinnovabili la via maestra per la produzione di elettricità nel futuro del nostro Paese. A cambiare sono i modi e le ambizioni. Il Centrodestra punta a un generico incremento della quota di energie rinnovabili, da raggiungersi anche attraverso la costruzione di impianti di trattamento dei rifiuti – locuzione che fa subito pensare ai termovalorizzatori. FdI mira a una sburocratizzazione degli iter per l’approvazione e la messa in cantiere degli impianti di energia rinnovabile, possibilmente da associare alla creazione di comunità energetiche autonome. La stessa proposta si legge anche nei programmi del Partito Democratico, che non parla di termovalorizzatori ma fissa un obiettivo 85 Gw aggiuntivi di rinnovabili entro il 2030, che dovrebbero dare lavoro a mezzo milione di persone. Secondo il think tank indipendente Ecco Climate, che ha analizzato i programmi per le prossime elezioni dal punto di vista dell’impegno per contrastare il cambiamento climatico, in ogni caso, i progetti presentati sono tutti piuttosto carenti: «Su emissioni, leggi e partecipazione emerge un approccio diffuso debole e confuso – scrivono – Sulle emissioni mancano indicazioni su un obiettivo specifico nazionale al 2030 nonostante il richiamo per lo più a quello europeo. Ad esclusione dei Verdi-SI, nessuna forza politica ha obiettivi più ambizioni di quelli Europei. Mancano totalmente soluzioni per equipaggiare la pubblica amministrazione per la sfida climatica e programmare l’utilizzo di strumenti di partecipazione innovativi o l’adozione di princìpi come l’equità intergenerazionale».

La sburocratizzazione dei progetti

Inoltre, il Pd prevede che con l’abbassamento del costo dell’elettricità sarà possibile introdurre quella che viene definita la «luce sociale». Le famiglie meno abbienti potranno usufruire di contratti dove l’elettricità è per metà gratuita, e per l’altra metà calmierata al 50% del prezzo. Per tutto il centrosinistra, poi, è necessaria anche l’abolizione di sussidi che favoriscono le emissioni inquinanti. Ancor più ambiziosa è l’Alleanza Sinistra Verdi, che punta a raggiungere il 100% di quota rinnovabile entro il 2035, ma si oppone fermamente ai termovalorizzatori. Anche Terzo polo e M5S credono nell’efficacia di ridurre la burocrazia che spesso ingolfa la realizzazione degli impianti di rinnovabili. Per i primi, l’obiettivo emissioni zero è da raggiungersi nel 2050, con tappa intermedia della riduzione delle emissione del 55% nel 2030.

I sussidi per la realizzazione e l’autoconsumo per le imprese

Calenda, Renzi e Conte sono d’accordo anche sui sussidi alle imprese affinché queste raggiungano l’indipendenza energetica. Mentre il Terzo polo punta a incentivi per l’installazione di impianti rinnovabili per autoconsumo, per raggiungere lo stesso obiettivo i pentastellati ripropongono il modello Superbonus per i pagamenti, da rinnovare anche per l’efficientamento energetico delle abitazioni. La necessità di case meno energivore è espressa anche da SI e Verdi. Il Terzo polo è l’unico a proporre l’impiego di tecnologie di cattura e stoccaggio della CO2 per ridurre l’impatto delle attività umane sul clima.

Crisi idrica e dissesto idrogeologico

Un altro fil rouge che unisce i programmi dei partiti è la necessità di fare fronte alla crisi idrica. Di un efficientamento della rete idrica, che in Italia disperde il 39% dell’acqua immessa parlano il centrodestra, l’Alleanza Sinistra-Verdi e il Terzo Polo. Ad unire il primo e l’ultimo anche la creazione di nuovi invasi per raccogliere l’acqua in periodi di abbondanza. Calenda e Renzi scrivono anche di incentivi per l’installazione di impianti di irrigazione a basso consumo, e di un programma di riuso delle acque. Il Pd, invece si limita a più generici «legge sul consumo di suolo» e «piano nazionale contro la siccità e il dissesto idrogeologico». Un’iniziativa – quest’ultima – per fare fronte alle sempre maggior frequenza di alluvioni, frane e smottamenti, condivisa anche del Centrodestra, e dal M5S. Il Centrodestra inoltre si allinea al Terzo polo e a SI e Verdi nel proporre un rimboschimento piantumazione di alberi per la salvaguardia delle foreste.

Mobilità

Mentre il Centrodestra si limita a un generico incentivo dell’uso del trasporto pubblico e a una mobilità più sostenibile, il Centrosinistra affronta il tema in maniera particolarmente dettagliata. Pd, SI e Verdi si prepongono di incrementare la quota di merci che viaggia su rotaia e via nave per adeguare il nostro Paese quantomeno alla media europea, che evidenzia una dipendenza dalla gomma minore di quella italiana. Nel nostro Paese una quota vicina al 90% delle merci viaggia su gomma, contro il 77% della media europea. Di contro, solo poco più del 10% viaggia rotaia, rispetto a una media nell’Unione che sfiora il 17% (dati del 2020).

Eurostat | Percentuali di merci per modalità di trasporto negli stati Ue

La stessa proposta è condivisa anche dal Terzo polo che in aggiunta indica la necessità di ringiovanire il parco camion circolante in Italia e – così come il Centrosinistra – di costruire nuovi chilometri di rotaie, siano essere per treni, tram o metropolitane, anche per più efficacemente integrare gli hub di trasporto italiani nei corridoi europei TEN-T. Sinistra, verdi e Dem, inoltre, puntano a migliorare la rete ferroviaria anche completando il collegamento ad alta velocità Est-Ovest e potenziando le ferrovie regionali. Si punta poi all’elettrificazione dei trasporti, con 130 mila nuovi punti di ricarica per le auto elettriche entro il 2027 così come all’impiego di autobus elettrici o comunque meno inquinanti. Il trasporto pubblico vedrebbe un’iniezione di circa 30 miliardi che finanzierebbe anche la gratuità per giovani e anziani della rete locale. Trovano poi posto anche anche il recupero della mobilità ciclabile e pedonale nelle città e nelle strade secondarie. Sullo stessi temi si esprime anche il Terzo polo, che prevede oltre all’installazione di nuove colonnine di ricarica anche incentivi per le compagnie di car- e bike-sharing.

Commissione Europea | I corridoi TEN-T, l’insieme delle infrastrutture di trasporto integrate a livello continentale

Impresa verde

Pd, Centrodestra e Terzo polo sono gli schieramenti che più fanno riferimenti alle industrie nelle sezioni sull’ambiente dei loro programmi. I Dem si prepongono di favorire la transizione verde delle imprese senza sacrificare la produttività grazie ad incentivi. Tra questi, figura una riduzione delle tasse destinata alle compagnie che raggiungono risultati ragguardevoli su ambiente, responsabilità sociale e «governance». Il Pd, indica come necessario sfruttare la transizione ecologica come volano per la crescita, nel cui ambito va inserito anche l’aggiornamento della rete cablata per una connettività a banda larghissima. Anche il Centrodestra intende diminuire l’impatto ambientale delle attività industriali, ma questo deve avvenire sempre tutelando gli interessi del sistema produttivo nazionale. Oltre ai già citati impianti di rinnovabili per autoconsumo, il Terzo polo propone una riduzione del prezzo delle quote di CO2 che le imprese acquistano per compensare le proprie emissioni fino al termine della crisi energetica.

Economia circolare

Un altra locuzione che appare in diversi dei programmi è «economia circolare». Questa definizione è usata dal Terzo polo per promuovere la produzione di nuovi impianti di smaltimento dei rifiuti per 10 miliardi di investimenti, l’istituzione di una tassa sui rifiuti che tenga conto dell’effettiva quantità di rifiuti prodotti e non della metratura dell’abitazione e di un «premio» per i comuni che riciclano di più. Inoltre, viene espressa la necessità di maggiori informazioni sull’impatto ambientale nelle etichette dei prodotti. Il Centrodestra propone la definizione e l’attuazione di un piano strategico nazionale di economia circolare che per ridurre il consumo di risorse naturali e «aumentare il livello qualitativo e quantitativo del riciclo dei rifiuti, ridurre i conferimenti in discarica, trasformare il rifiuto in energia rinnovabile attraverso la realizzazione di impianti innovativi e sostenibili». Sinistra Italiana e Verdi propongono una norma europea che sancisca l’importazione di soli prodotti certificati «deforestazione zero», mentre il M5S vuole lo stop «all’uso di tecnologie obsolete per lo smaltimento dei rifiuti» e la promozione del vuoto a rendere. Per quest’ultima opzione si schiera anche FdI.

Politiche strutturali

Tra tutti i programmi quello che guarda più a lungo termine è – come prevedibile – quello dell’Alleanza Sinistra Verdi, che propone delle riforme strutturali per fare sì che l’ambiente diventi un tema preso in considerazione in ogni decisione dello Stato. Viene proposta una legge di «coerenza e continuità» delle politiche che dovranno passare dal vaglio di un comitato tecnico scientifico. Si legge poi di rendere prioritario l’adattamento climatico, anche in settori solamente tangenti al tema. Per clima devono essere spesi almeno 4 miliardi di euro all’anno e – propone l’alleanza – tali interventi devono poter essere finanziati anche con nuovo debito pubblico. Anche Pd e Terzo polo presentano delle idee lungimiranti nel programma. I Dem chiedono un piano nazionale di adattamento climatico da qui al 2050, mentre il Calenda e Renzi si pongono come obiettivo la completa elettrificazione del Paese.

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