Daouda Diane: il mistero dell’operaio sparito nel nulla ad Acate dopo aver denunciato le condizioni di lavoro

Gli amici: «Noi siamo neri, anche quando moriamo nessuno ci vede»

Daouda Diane è un operaio e mediatore culturale che viveva fino a poco tempo fa ad Acate in provincia di Ragusa. È sparito nel nulla dopo aver denunciato in un video l’assenza di sicurezza nel cantiere in cui lavorava. Ovvero il cementificio locale. L’edizione palermitana di Repubblica racconta che c’è un’inchiesta aperta in Sicilia. Le ipotesi di reato sono omicidio e occultamento di cadavere. Il cittadino ivoriano lavorava alla Sgv di Acate. Un suo amico ha ricevuto due filmati. Nel primo si vede Daouda in una betoniera, con un martello pneumatico in mano e senza protezioni a parte le cuffie antirumore e una mascherina chirurgica. Nel secondo l’uomo non si vede ma lo si sente dire «qui il lavoro è duro, qui si muore». Un paio d’ore dopo il doppio invio il telefonino di Diane si è spento. E di lui è scomparsa ogni traccia. L’azienda ammette di averlo assunto per dei lavori di pulizia. E alcuni testimoni affermano di averlo visto andare via. Ma nell’impianto di videosorveglianza non ci sono tracce della sua uscita dal cantiere. Anche perché non funziona «da tempo». Anche le telecamere di zona non lo hanno inquadrato. Tra gli amici e i conoscenti c’è rabbia: «Da quell’azienda escono decine di camion al giorno, li hanno mai controllati? E nelle cave o nelle vasche vicino hanno mai guardato?», dice al quotidiano un lavoratore che chiede l’anonimato. «Ma noi siamo neri – lo incalza il ragazzo appena ventenne accanto a lui – anche quando moriamo, nessuno ci vede».


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