Meteo, allerta e niente interventi sul territorio: cosa è andato storto nell’alluvione delle Marche

Le previsioni imprecise hanno portato alla diramazione di un livello di attenzione sbagliato. Ma molto si sarebbe potuto fare nella prevenzione del dissesto idrogeologico

Il fiume Misa ingrossato da piogge torrenziali. Il temporale a V autorigenerante e il cambiamento climatico hanno messo in ginocchio le Marche e tolto la vita a 10 persone nella serata di giovedì 15 settembre. La regione aveva dichiarato l’allerta meteo, ma non è stato sufficiente. Qualcosa è andato storto, perché in 6-7 ore nelle Marche è caduta tanta pioggia quanta di solito ne cade in 4-5 mesi. Un errore delle previsioni non ha permesso di diramare un’allerta meteo adeguata. I fenomeni meteorologici estremi, infatti, sono sempre più imprevedibili a causa del riscaldamento globale. Soprattutto quest’anno, in cui la differenza di energia tra cielo e suolo è moltissima a causa dell’estate torrida. Ma c’entra anche l’incuria del letto del fiume Misa, che avrebbe potuto essere contenuto con delle vasche di laminazione.


Il livello di allerta sbagliato

Il livello di allerta giallo (medio basso) era stato diramato solo per le zone 1 e 3 del territorio marchigiano. Si tratta di quelle più interne al confine con l’Umbria e la Toscana. Al contrario, per la zona 4 – quella che va da Senigallia a Ostra dove si trovano alcuni dei comuni più colpiti – era stata prevista l’allerta verde (bassa). Nonostante l’area fosse già stata interessata dell’esondazione del Misa che ha ucciso quattro persone nel 2014. Insomma, a Senigallia sarebbe dovuta arrivare qualche forte raffica di vento, ma poco di più. Previsioni simili per la zona 2 in cui la maggior parte dei comuni era interessato da un’allerta verde, come nella 4. Il bollettino regionale era poi in contrasto con quello nazionale, che avvertiva per il 15 settembre di «rovesci di forte intensità, frequente attività elettrica, grandinate e forti raffiche di vento» e «criticità idrogeologiche e idrauliche». L’allerta gialla per tutta la regione è arrivata solo ieri, fino alla mezzanotte di oggi.


Le lamentele dei sindaci

«Non avevamo contezza. Non c’era nessuna allerta meteo se non per il vento», ha dichiarato al Corriere della Sera il sindaco di Senigallia Massimo Olivetti. Un’allerta locale è stata diramata solo alle 20.45 di giovedì, spiega il primo cittadino. Quando si è venuto a sapere delle forti piogge nell’entroterra. I sindaci, insomma, denunciano di non essere stati avvertiti. «Niente che potesse far presagire un disastro del genere in un ora», dice Maurizio Greci di Sassoferrato. «Tutto è successo in un attimo. Senza un’allerta particolare», gli fa eco Alessandro Piccini, sindaco di Cantiano, il piccolo comune il cui centro storico è stato spazzato dall’alluvione. «Era prevista solo pioggia. Ma in mezz’ora è successa una cosa inimmaginabile».

Il tradimento delle previsioni

A mettersi in mezzo è stato un errore dell’algoritmo che prevedeva problemi in Toscana, sulla costa e nella tarda mattinata di giovedì 15, spiega al Corriere Bernardo Gozzini, direttore del centro Lamma-Cnr. «Possiamo vedere oggi su domani che ci sono degli ingredienti che potrebbero portare a un temporale molto forte», spiega l’esperto «ma ho difficoltà a sapere dove e quando». Dalla costa tirrenica si è passati all’Appennino e a quella adriatica. «Per ora questo è il limite delle previsioni» conclude Gozzini. E che a monte del Misa ci si aspettasse precipitazioni più moderate lo conferma anche uno dei due meteorologi che ha diffuso il bollettino del centro funzionale di Ancona, Marco Lazzeri, a la Repubblica: «Abbiamo incrociato due modelli quello con risoluzione a 10 km del Centro meteo europeo, e quello più stretto a 2 km del Cosmolani: il risultato era che per il 15 avremmo avuto acquazzoni a monte del fiume Misa e che in serata sarebbero diventati moderati».

Il Misa abbandonato a sé stesso e al cambiamento climatico

Lungo il corso dei Misa, mancano poi lavori in progetto da anni, ma la cui realizzazione definitiva è lontana. Sono previste, ad esempio, due vasche di laminazione per accumulare le acque meteoriche nell’entroterra di Senigallia. Il progetto, spiega la Repubblica, era stato approvato e finanziato dall’amministrazione del Pd già nel 2020. Ma la giunta Acquaroli (FdI) ha aperto il cantiere a febbraio, in seguito a pressioni dei sindaci. Dall’esame delle finanze della regione di apprende anche che i 3,5 milioni di euro che erano stati messi da parte tra il 2016 e il 2019 dall’amministrazione Ceriscioli per intervenire contro il dissesto idrogeologico non sono stati spesi.

«Un disastro annunciato»

E nel 2020 e nel 2021 ne sono stati stanziati zero. «Questo è un disastro annunciato», sostiene il presidente dei geologi marchigiani Piero Farollini. Che in un’intervista a Qn il ritardo nella costruzione delle vasche. «Non è accettabile. Bisogna mettersi in testa che il cambiamento climatico ormai è un dato di fatto e che certi fenomeni non possono più essere considerati eccezionali, ma la normalità. Succedono e continueranno ad accadere», commenta l’esperto. «Le Marche, come l’Italia, devono aumentare il proprio livello di resilienza. Tenere puliti i letti dei fiumi, non costruire nelle zone alluvionali, alzare gli argini »- evidenzia Farollini. «Non si può ragionare per medie annuali, ma casomai per picchi stagionali. Se il clima è cambiato e su questo non si discute, anche il nostro approccio deve cambiare», conclude.

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