Il grosso guaio di Fratelli d’Italia con il candidato che inneggiava ad Hitler e Putin

Calogero Pisano è stato eletto. Sospeso dal partito, su Whatsapp rassicurava i suoi sostenitori: «Resto in carica». I precedenti

A meno di una settimana dalle elezioni era stato sospeso dal suo partito, Fratelli d’Italia. Nonostante ciò, Calogero Pisano è stato eletto nel collegio uninominale di Agrigento in cui era stato candidato dalla destra. Il caso era stato sollevato il 19 settembre, quando Repubblica pubblicò alcuni suoi post in cui definiva Adolf Hitler un «grande statista», altri in cui ringraziava chi definiva la sua leader Giorgia Meloni una «fascista moderna», e altri simili. Fu immediata la risposta di FdI che, con effetto immediato, lo sospese da ogni incarico e lo deferì al collegio di garanzia del partito. La sua candidatura, però era ormai ufficiale. Anzi, il Fatto Quotidiano pubblicò anche degli audio in cui Pisano rassicurava i suoi sostenitori:


I messaggi su Whatsapp

«Questa, tra virgolette, sospensione è dovuta solo al fatto di questo post e quindi abbiamo dovuto prendere le distanze e anche io mi sono dovuto sospendere solo per questi due-tre giorni, fino a quando non arriviamo alle elezioni», assicurava su Whatsapp, «quindi state tranquilli che resta in carica e siamo sempre più forti di prima». A quanto pare, le sue parole sono state ascoltate visto che ha raccolto 53mila preferenze, quindi il 37,83% dei voti. Più del pentastellato Giuseppe Filippo Perconti fermo a 29,28% e della candidata del centrosinistra Maria Elena Sciortino, arrivata al 16,52%. Il 13 ottobre le Camere si riuniranno e il deputato Pisano si presenterà a Montecitorio. Resta da vedere se per quella data FdI lo avrà espulso o reintegrato. Giampiero Cannella, commissario regionale del partito, ha spiegato a Adnkronos «che Pisano non è gradito, per ora non è un nostro deputato né può iscriversi al gruppo di Fratelli d’Italia alla Camera». Inoltre, «resterà sospeso finché non si riunirà la Commissione nazionale di garanzia».


I precedenti (nel M5s)

Resta ancora tutto da decidere, quindi. Una grana interna che ricorda quella che ha investito il Movimento 5 Stelle e le sue famose restituzioni. Come previsto dallo statuto, i parlamentari pentastellati devono ogni mese donare parte della propria indennità alle case del partito. Quel denaro sarà poi usato per finanziare le iniziative collettive e per essere restituite alla comunità. I primi problemi erano nati già alla vigilia delle elezioni politiche del 2018. Mancavano alcuni versamenti e ciò era motivo di espulsione. Temendo di non essere eletti, alcuni parlamentari decisero di uscire dal Movimento conservando il posto in Parlamento. Fu il caso di Carlo Martelli, finito con Italexit (allontanato dal partito) e Andrea Cecconi, (sospeso) nel gruppo misto. Lo stesso scenario si è poi riproposto lo scorso giugno. Un’inchiesta di Report fece emergere un buco da 2 milioni di euro nelle casse del Movimento: 90 parlamentari avevano smesso di versare, o comunque non lo facevano con regolarità. Parte di questi sono finiti con Luigi Di Maio nel nuovo partito, Insieme per il futuro, e ora chiedono di riavere indietro tutto il denaro che hanno versato negli anni.

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