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Cosa farà Giorgia Meloni sulla pandemia e la nuova ondata in arrivo: «Mai più Green pass e vaccini solo agli anziani»

30 Settembre 2022 - 06:00 Alessandro D’Amato
coronavirus strategia nuovo governo meloni vaccini green pass
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La nuova premier ha criticato la gestione del ministro Speranza. Ora tocca a lei. Mentre i contagi tornano ad aumentare

Mentre i contagi da Coronavirus riprendono la loro corsa e le mascherine non sono più obbligatorie sui bus, c’è curiosità intorno alla strategia del nuovo governo di Giorgia Meloni sulla pandemia. Nei suoi anni all’opposizione e durante la campagna elettorale la nuova premier ha promesso molto. Stop alle restrizioni, stop alle mascherine, stop all’obbligo vaccinale. E ha criticato in più occasioni l’attuale ministro della Salute Roberto Speranza. Parlando di una «gestione fallimentare» di Covid-19. Adesso tocca a lei. Che si troverà davanti una situazione diversa rispetto a quella gestita da Giuseppe Conte e Mario Draghi. La pandemia adesso fa meno paura. Perché anche se i contagi aumentano i numeri di ospedali e terapie intensive rimangono (per ora) sotto controllo. Ma chi sarà il nuovo ministro della Salute? E cosa succederà questo inverno?

I contagi in crescita

La corsa dei contagi sembra infatti aver ripreso vigore. Ieri i positivi contati dal bollettino del ministero della Sanità sono arrivati a sfiorare quota 40 mila. Ma il tasso di positività è arrivato quasi al 19%. E in una decina di regioni, come ha certificato l’ultimo report di Gimbe, l’incremento è stato più netto. Trascinato dall’arrivo dell’autunno. E dall’apertura delle scuole. L’inversione di tendenza più netta infatti si vede nei contagi tra le fasce d’età 0-9 e 10-19. Nelle Marche il tasso di positività è schizzato oltre il 37%. In Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia-Romagna e Abruzzo la crescita è simile. E in province come Vicenza e Pescara l’incidenza dei casi su 100 mila abitanti è già arrivata oltre 600. Per questo ieri Speranza ha deciso di mantenere l’obbligo di mascherina per le visite nelle strutture ospedaliere e nelle residenze degli anziani. La proroga, fa sapere oggi La Stampa, è stata condivisa anche da Fratelli d’Italia. Ma per bus, metro e treni non c’è più l’obbligo. E presto anche a scuola in caso di positività in classe i dispositivi di protezione individuale non si indosseranno più.

Chi sarà il nuovo ministro della Salute

Intanto nel totoministri del nuovo governo si guarda con attenzione alla casella della Salute. La Stampa spiega oggi che i papabili sono Francesco Rocca della Croce Rossa e Matteo Bassetti dell’ospedale San Martino di Genova tra i tecnici. Mentre per i politici si fanno i nomi di Andrea Mandelli e Licia Ronzulli per Forza Italia. Con un occhio anche alla Lega e a Massimo Garavaglia, ex responsabile del turismo del governo Draghi. E Bassetti spiega che un nuovo passo da fare sarebbe lo stop alla quarantena per gli asintomatici: «Oggi abbiamo una situazione paradossale con positivi di Serie A che si fanno il tampone in casa per andarsene poi tranquillamente in giro. E quelli di serie B, che per aver fatto il test in farmacia o in ospedale finiscono in isolamento per 5-10 giorni. Dobbiamo dire che se hai la febbre e la tosse stai a casa per almeno cinque giorni, come per gli altri virus respiratori. E poi senza tampone esci come fanno gli svizzeri. Liberare gli asintomatici spingerebbe anche tanti positivi non dichiarati a indossare la Ffp2 almeno nei luoghi chiusi. Anziché andarsene in giro senza alcuna protezione per non essere scoperti».

Vaccini e terapie

Il nuovo governo è pronto a partire da qui. Specialmente se dovessimo tornare in inverno alla situazione dello scorso anno. Quando un milione e mezzo di italiani restò in isolamento domiciliare. E finirono per mancare medici e infermieri negli ospedali. Poi ci sono vaccini e terapie. Dopo i continui ammiccamenti ai No vax durante i dibattiti parlamentari e la campagna elettorale, bisognerà accelerare sulla campagna di immunizzazione. Come? A spiegarlo oggi è Marcello Gemmato, responsabile sanità del partito, in un’intervista a la Repubblica: «C’è stato un approccio ideologico alla gestione della pandemia, non ci si è mossi in punta di scienza. Ci sono state due tendenze: una oltranzista di chi, come dico scherzando, vaccinerebbe anche i peluche dei figli, e un’altra di stupidi che considerano il vaccino acqua sporca o addirittura veleno. Tra iper chiusuristi e complottisti, noi stiamo nel mezzo, con la scienza», esordisce.

No al Green pass e via l’obbligo

Per poi spiegare che «sul Green Pass abbiamo sempre detto che non si trattava di una misura sanitaria, non partiva da principi scientifici. Lo dissi anche in Parlamento e mentre lo spiegavo in aula altri ridevano: Fauci ha sostenuto già mesi fa che il vaccinato può contagiarsi e contagiare perché nella mucosa della bocca e nelle fosse nasali non ci sono immunoglobuline. Successivamente abbiamo visto che era vero, la gente si infettava comunque. E non lo diceva un medico o un farmacista di provincia ma lui. Il Green Pass dava quindi una falsa sicurezza». FdI è semplicemente contraria al Certificato verde: «Se si vuole verificare se una persona è infetta si fa un tampone antigenico e si capisce. Tanto è vero che quando noi abbiamo assistito alla Camera al giuramento di Mattarella non ci hanno chiesto il Green Pass. Ci hanno fatto un tampone rapido nuova generazione. Cioè, il legislatore che aveva introdotto il Green Pass poi non lo usava».

La nuova strategia

Per Gemmato visto che la mortalità per Covid-19 riguarda le persone dai 65 anni in su, la strategia vaccinale dovrebbe mettere in sicurezza gli anziani e chi ha problemi di salute. «Vaccinare i bambini di 6 anni non ha avuto senso», sostiene il deputato, che è laureato in Farmacia all’università Aldo Moro di Bari. Per lui raccomandare va bene ma non bisogna rinnovare l’obbligo per il personale sanitario. E se arriva una nuova ondata? «Saremo pronti ma a partire dai dati scientifici, ci si affida a loro per prendere decisioni. Non seguiremo le virostar, ma scienziati con impact factor alto e magari le linee di indirizzo già prese in altri Paesi. Noi siamo sempre stati gli ultimi a riaprire, altri, come l’Inghilterra, sono ripartiti prima. Perché abbiamo avuto una posizione ideologica e non scientifica. E infatti siamo tra i primi al mondo per mortalità e letalità».

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