Il totoministri del nuovo governo Meloni (mentre Mattarella accelera e Draghi telefona)

Il Quirinale aprirà consultazioni lampo prima della metà di ottobre. Poi toccherà alla nuova premier. La lista dei papabili e i quattro ministeri chiave

Dopo la vittoria alle elezioni la premier Giorgia Meloni si prepara a varare il nuovo governo a maggioranza di centrodestra. Il percorso di formazione di solito occupa un tempo che va dalle 4 alle 12 settimane. Secondo la Costituzione le nuove camere si riuniranno entro venti giorni dal voto. Ma la convocazione è già fissata per il 13 ottobre. Ecco quindi che la deadline per il nuovo esecutivo si può fissare per la fine di ottobre. Ma già da ora cominciano le trattative per il totoministri. Anche perché Sergio Mattarella vuole fare in fretta: con la scadenza della legge di bilancio vuole far partire le consultazioni tra il 15 e il 17. Per conferire poi a Meloni l’incarico “con riserva” e aspettare il suo scioglimento il prima possibile. Intanto Mario Draghi prepara la successione.


Le telefonate

Ieri, mentre Fratelli d’Italia festeggiava la vittoria, Meloni ha avuto contatti con Draghi. Non è la prima volta che accade: i retroscena dei giornali hanno raccontato a più riprese di telefonate tra i due. I primi contatti risalgono all’epoca della crisi di governo. Poi l’interlocuzione è andata avanti, così come quella con gli altri leader politici. Anche in vista del passaggio di consegne ormai imminente. E della volontà dell’attuale premier di non impegnare risorse in provvedimenti da attuare con il suo governo. Perché su questo SuperMario è stato chiaro: gli impegni economici, compresi gli impegni da 40 miliardi da trovare in 100 giorni, saranno appannaggio del nuovo esecutivo. Per il quale sono già cominciate le trattative. Come quella sul ministero dell’Economia. Per il quale spunta l’ipotesi spacchettamento. Il Messaggero infatti scrive oggi che anche la nuova premier sta considerando l’ipotesi di dividere le Finanze pubbliche dall’Economia. Come si propone dai tempi in cui i due ministeri furono accorpati. Per il Mef si fa da tempo il nome di Fabio Panetta. Attuale membro del board della Banca Centrale Europea, Panetta aveva accarezzato l’idea di succedere a Ignazio Visco, il cui mandato in via Nazionale scade nel 2023. Ora dovrà decidere se preferire un incarico politico a Palazzo Koch. L’alternativa è Domenico Siniscalco. Ha fatto il ministro nel governo Berlusconi sostituendo Giulio Tremonti. Nel caso di un pacchetto, potrebbe finire al Tesoro. Dove c’è però anche la concorrenza di Maurizio Leo, attuale responsabile economico di FdI.


Difesa, Esteri, Interni, Mef: i quattro ministeri chiave

C’è da scommettere che per i quattro ministeri-chiave ci sarà un’interlocuzione con Mattarella. I primi due, con la guerra in Ucraina, sono sotto osservazione. Per misurare la fedeltà all’Alleanza Atlantica della nuova premier. Due sono i nomi più gettonati per la Farnesina: quello di Antonio Tajani di Forza Italia. E quello di Elisabetta Belloni, capo del Dis. In salita anche le quotazioni dell’ambasciatore Stefano Pontecorvo. Mentre per la Difesa si fanno i nomi di Adolfo Urso del Copasir ed Edmondo Cirielli. Per gli interni c’è sempre l’autocandidatura di Matteo Salvini. Che ha anche suggerito il nome di Giulia Bongiorno per la Giustizia. Ma i brutti risultati della Lega potrebbero aprire una Notte dei Lunghi Coltelli nel partito. Consigliando al Capitano un passo indietro. Nel caso al Viminale potrebbe andare Matteo Piantedosi, attuale prefetto di Roma ed ex Capo di Gabinetto del Capitano. Ma in corsa, scrive La Stampa, c’è anche l’appena eletto (con FdI) Giuseppe Pecoraro. Un altro nome per via Arenula è quello di Carlo Nordio. Mentre come sottosegretari alla presidenza del Consiglio circolano i nomi di Guido Crosetto, Francesco Lollobrigida e Giovanbattista Fazzolari. Gli ultimi due potrebbero prendere la delega ai servizi segreti. L’ex presidente di Confindustria Antonio D’Amato potrebbe diventare ministro dello Sviluppo Economico. Fabio Rampelli potrebbe andare alle Infrastrutture e ai Trasporti. Da dove gestirebbe il dossier Ita Airways. Si parla anche di Raffaele Fitto agli Affari Ue e dell’ex governatore siciliano Nello Musumeci al Sud.

I poteri di Mattarella nella scelta dei ministri

Francesco Lollobrigida è un altro candidato credibile per i Trasporti, secondo quanto scrive il Corriere della Sera. Anche Giancarlo Giorgetti potrebbe essere un papabile per la Lega. Mentre Anna Maria Bernini di Forza Italia è candidata all’Istruzione. Intanto c’è chi paventa la possibilità di trovare un altro nome “sgradito” al Quirinale nella lista dei ministri. Successe nel 2018, quando il governo gialloverde designò come ministro dell’Economia il professor Paolo Savona. All’epoca una giovane Meloni criticò la scelta di Salvini e Di Maio, che spostarono su un’altra casella – quella degli Affari Ue – il ministro contestato. D’altro canto il presidente della Repubblica ha voce in capitolo nella formalizzazione dei ministri. Come spiega con chiarezza l’articolo 92 della Costituzione: «Il Governo della Repubblica è composto del Presidente del Consiglio e dei ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei ministri. Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri». Dopo il giuramento e il primo consiglio dei ministri preceduto dal rito della campanella il governo dovrà presentarsi alla Camera e al Senato per ottenere la fiducia. Poi inizierà ufficialmente l’era di Meloni premier.

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