Giorgia Meloni premier: le prossime tappe per il nuovo governo dopo la vittoria del centrodestra alle elezioni

Dopo la certificazione dei risultati arriva la convocazione delle nuove camere. Poi comincerà il conto alla rovescia per l’esecutivo

Le elezioni del 25 settembre dicono che il centrodestra ha vinto le elezioni. E che Fratelli d’Italia è il primo partito della coalizione. E con un risultato che supera il 25% Giorgia Meloni si avvia a diventare presidente del Consiglio: la prima donna in Italia. Quali saranno le prossime tappe verso Palazzo Chigi? Il percorso passa prima di tutto per la certificazione dei risultati elettorali. Mentre il percorso di formazione del nuovo governo di solito occupa tra le 4 e le 12 settimane dalla convocazione delle nuove camere. Prima arriveranno le consultazioni del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Mentre i primi dossier sul tavolo dell’esecutivo sono apicali: la Cgia di Mestre ha calcolato che l’esecutivo deve trovare 40 miliardi soltanto per rinnovare i bonus del governo Draghi. E poi ci sono i dossier industriali: Ita Airways, il Monte dei Paschi di Siena, l’infrastruttura di rete.


Cosa succede dopo le elezioni

Mentre è certo che sarà proprio Draghi a rappresentare l’Italia nel vertice dei capi di stato e di governo dell’Ue del 7 ottobre. Ecco le prossime tappe del processo politico dopo le elezioni: il ministero dell’Interno renderà noti i risultati definitivi entro lunedì in serata. Secondo la Costituzione i nuovi eletti devono riunirsi entro 20 giorni dallo svolgimento delle elezioni, ovvero entro il 15 ottobre. Le prime riunioni saranno dedicate all’elezioni dei presidenti della Camera e del Senato. Subito dopo cominceranno le consultazioni. Che partiranno proprio dalla seconda e dalla terza carica dello Stato. Visto che il risultato elettorale si presenta chiaro, al massimo dopo un paio di giorni Mattarella chiamerà Meloni a formare il nuovo governo. Come da tradizione, Meloni accetterà “con riserva” e avvierà le trattative con gli alleati sugli incarichi ministeriali e sul programma. Una volta sciolta la riserva il nuovo governo presterà giuramento nelle mani del presidente della Repubblica. E, subito dopo, come da tradizione, si svolgerà il primo consiglio dei ministri. Prima ci sarà il rito della campanella: Draghi passerà la mano a Meloni. I tempi, così definiti, fanno pensare alla presa dei pieni poteri per il nuovo governo al massimo per la fine di ottobre. Due precedenti sono particolarmente significativi: nel 2008 Silvio Berlusconi ci mise 24 giorni dalle elezioni per diventare premier. Giuseppe Conte ce ne mise invece 89, a causa delle infinite trattative tra Movimento 5 Stelle e Lega.


Chi andrà nel governo Meloni

Il governo Meloni è tutto da fare. La leader di FdI ha scelto di non anticipare nomi e incarichi per il suo esecutivo. I giornali hanno pronosticato posti per i fedelissimi e ripescaggi dall’esecutivo di Draghi. Oggi i nomi più gettonati per un salto nel governo sono pochi. Uno di questi è Giovanbattista Fazzolari, senatore e responsabile del programma di FdI. È stato con Meloni al ministero della Gioventù. E oggi sembra favorito per entrare nel governo in un ruolo simile. Poi c’è Ignazio La Russa, che ha l’esperienza da ministro della Difesa da spendere. Anche lui potrebbe finire a Palazzo Chigi, magari con un ruolo di sottosegretario. Tra i fedelissimi c’è anche Guido Crosetto. Ex sottosegretario ed esponente di Forza Italia, è tra i fondatori di FdI. Potrebbe diventare sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Invece Giovanni Donzelli, anche lui dipinto come uno dei più vicini a Meloni, resterà nel partito. Difficile capire invece cosa succederà a Giulio Tremonti e a Marcello Pera. Sono eredi della tradizione governista del Cavaliere. Il primo però è attualmente in svantaggio nel suo collegio contro il candidato del centrosinistra Benedetto Della Vedova. Pera invece è tranquillamente in vantaggio nel suo collegio in Sardegna.

I dossier aperti

I primi dossier aperti per il nuovo governo Meloni saranno quelli industriali. In primo piano c’è Ita Airways. Il governo ha impostato la privatizzazione scegliendo il fondo Usa Certares in alleanza con Delta e Air France. Sostituendo all’ultimo la preferenza per Msc e Lufthansa. FdI si è schierata, con uno dei suoi esponenti più in vista come Fabio Rampelli, per lo stop. Il governo potrà provare a imporre uno stop, rischiando il primo scontro con l’Europa. Oppure lasciar andare addossando tutto al precedente esecutivo. Ma sul tavolo ci sono anche la creazione di un’infrastruttura nazionale per la banda larga con il memorandum tra Tim, Open Fiber, Cdp, Kkr e Macquarie. E il capitolo Mps, con il recente via libera da parte dell’assemblea alla ricapitalizzazione da 2,5 miliardi. Tre partite che, insieme al rinnovo dei sussidi per le bollette, daranno subito il senso del prossimo governo Meloni.

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