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La nuvola di gas metano del Nord Stream verso l’Italia: i pericoli per l’uomo e per il clima

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Niente rischi se non in ambienti chiusi. Ma gli effetti sul riscaldamento globale possono contribuire ad aumentare la frequenza di eventi estremi

La nuvola di gas metano formatasi in Scandinavia dopo l’incidente al gasdotto Nord Stream va verso l’Italia. Secondo i calcoli di Stephen Matthew Platt, scienziato del clima presso l’istituto norvegese di ricerca sull’aria Nilu, si tratta di circa 40 mila tonnellate di metano. Il gas si sta muovendo verso nord e potrebbe arrivare sopra le isole Svalbard in un paio di giorni. E l’Unep, agenzia Onu per l’ambiente, avverte: è il più pericoloso rilascio mai registrato. Perché un grammo di metano incide 20-30 volte di più della stessa quantità di anidride carbonica sul riscaldamento globale. I pericoli immediati per l’uomo non ci sono, perlomeno in ambienti chiusi. Ma per il clima sì. Anche perché ciò che è fuoruscito finora al largo dell’isola danese di Bornholm corrisponde alle emissioni d’un anno intero in una metropoli come Parigi o in un’intera nazione come la Danimarca.

La nube e i rischi del metano

Secondo l’esperto del Cnr e amministratore del consorzio Lamma Bernardo Gozzini, contattato dall’agenzia di stampa Gea, «non è sicuro che la nube di metano arriverà da noi». Visto che, secondo una ricostruzione fatta al computer, «avrebbe avuto una traiettoria divisa in due parti, una è andata verso le isole Svalbard, l’altra verso la Gran Bretagna e la Francia». Al Corriere della Sera Gozzini spiega che «il metano si è diluito molto ed è anche ad alta quota, è un gas inodore che arriverà in misura infinitesimale rispetto alla quantità dispersa dal 27 settembre: gli italiani non si accorgeranno nemmeno del passaggio della nube che ha già attraversato il Belgio, la Francia e la Bretagna e parte dell’Inghilterra, mentre un’altra parte si è diretta sulla Norvegia». Secondo Gozzini «è vero che 80 mila tonnellate di metano disperse in così poco tempo sono molte. Ma in un unico episodio e in un unico punto dell’atmosfera non sono preoccupanti. Diversa sarebbe una perdita continua di gas ripetuta per molti giorni». L’esperto spiega che il metano è pericoloso per l’uomo, «ma in ambienti chiusi. Altrimenti è innocuo. All’esterno invece ha potenzialità nettamente superiori. Specialmente sull’effetto serra e sul clima rispetto a quello dell’anidride carbonica».

I danni al clima e i pericoli per la salute

Valerio Paolini del Cnr invece parla a QN dei possibili danni al clima e alla salute: «Il metano, tanto più a queste concentrazioni. Non è un inquinante e non è tossico per la salute umana. È però climalterante. Cioè è una molecola che come la Co2 contribuisce a livello globale al cambiamento climatico. E va detto che il metano ha un forte impatto, circa 25 volte più della Co2 nei cento anni. Anche se fortunatamente resta in atmosfera per meno tempo». Secondo Paolini un picco da 2.350 ppm non è percepibile da un essere umano «anche perché sono valori sull’intera colonna d’aria. Oltretutto il metano è inodore, viene addizionato apposta nelle tubature del gas che usiamo nelle nostre case con un composto, il tetraidrotiofene, che lo fa odorare e permette di accorgersi se c’è una fuga di gas. Senza di quello, non la percepiremmo. Chi si trovasse nella nube del Nord Stream oggi sulla Scandinavia non si accorgerebbe di esserci».

La nube può incendiarsi ed esplodere?

Infine, secondo Paolini si possono verificare incendi ed esplosioni ma soltanto nel punto di fuoriuscita: «Ma non la cosiddetta nube. Non è abbastanza concentrata». Anche Alessandro Di Menno dell’Ispra punta con Gea agli effetti a lungo termine: «Diciamo che è un altro bel contributo sul cambiamento climatico, è come aver emesso una grande, grandissima, quantità di Co2 tutta in una volta. La nube ad ogni modo si disperderà, arriverà in forma molto diluita». «Un grammo di metano – conclude Paolini con l’agenzia Ansa – incide di 25-30 volte in più della stessa quantità di anidride carbonica sul riscaldamento terrestre. Le 80mila tonnellate emesse a seguito della fuga di gas dai Nord Stream potranno contribuire anche ad aumentare la frequenza di eventi estremi. Come piogge, nubifragi e bombe d’acqua».

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