Cos’è l’intossicazione da mandragora e come evitarla

Al momento sono dieci le persone residenti a Pozzuoli avvelenate in quanto hanno ingerito il vegetale per sbaglio

Meglio nota come mandragola, grazie anche a un’opera di Niccolò Machiavelli, questa pianta è nota per le presunte proprietà afrodisiache della sua radice, ma anche per la velenosità della pianta. Al momento sono dieci le persone residenti a Pozzuoli avvelenate in quanto hanno ingerito il vegetale per sbaglio. Secondo le prime indiscrezioni, la mandragora era finita in mezzo a dei lotti di spinaci, venduti sfusi da dei fruttivendoli. Al momento un quarantenne è finito in terapia intensiva all’ospedale Santa Maria delle Grazie. Diversi di questi lotti contaminati sarebbero stati venduti anche in altre province campane, come quella di Caserta, Salerno e Abruzzo. I Nas ne avrebbero trovato traccia persino a L’Aquila. Ragione per cui si raccomanda agli abitanti di queste zone di non acquistare verdure sfuse.


Le indagini sull’origine dei lotti

In queste ore sarà fondamentale risalire la filiera, fino all’origine dei lotti contaminati. È quanto stanno cercando di scoprire i Carabinieri congiuntamente alla Asl Napoli 2 Nord. Mentre si comincia a ritirare della merce per precauzione, le indagini continuano.


Certamente non siamo di fronte a un evento ignoto. I casi di intossicazione dovuti all’ingestione per errore di questo vegetale non sono una novità. Nell’aprile 2021 vennero ricoverate quattro persone a Sciacca in Sicilia. Nel gennaio 2020 vengono soccorse due donne di Carbonia in Sardegna, per aver erroneamente ingerito la mandragora.

I sintomi dell’intossicazione e come si cura

La velenosità della madragora si deve a delle sostanze presenti nella pianta denominate alcaloidi tropanici. Questi colpiscono principalmente il sistema nervoso centrale, lo stomaco, l’intestino e il sistema cardiovascolare. In pratica questi alcaloidi impediscono a determinati neurotrasmettitori di garantire diverse importanti funzioni. Tali danni emergono attraverso una sintomatologia piuttosto varia: si va dalla tachicardia e vertigini per conteplare anche deliri, allucinazioni e difficoltà respiratorie. Le forme più gravi di intossicazione possono portare anche al coma e quindi alla morte. Come per molti veleni, per fortuna esiste un antidoto: la Fisostigmina salicilato. Si tratta di un alcaloide che si estrae dai semi della fava del Calabar. È stata utilizzata anche nel trattamento del Parkinson e dell’Alzheimer. Visti i potenziali eventi avversi si somministra qualora emergano le manifestazioni neurologiche più gravi.

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