Australia, due attivisti di Extinction Rebellion si incollano le mani a un dipinto di Picasso in prestito al museo

Il dipinto non ha subito danni, in quanto coperto da un vetro in perspex. I manifestanti sono stati arrestati e subito rilasciati

Era successo a John Constable con il suo Il carro da fieno, poi a Lucas Cranach con Riposo dopo la fuga in Egitto, a Vincent Van Gogh e i suoi Peschi in fiore, e anche a Horatio McCulloch e Leonardo Da Vinci. L’esclusivo club degli artisti vittime delle manifestazioni pro-clima, ora ne fa parte anche Pablo Picasso. Nella mattinata del 9 ottobre, due attivisti del gruppo Extinction Rebellion si sono attaccati al Massacro in Corea. Esposto alla National Gallery di Victoria, in Australia, il dipinto a olio su compensato era del 1951 era arrivato in prestito per prendere parte alla mostra Picasso Century. I due manifestanti, un uomo di 59 anni e una donna di 49, hanno usato la supercolla per appiccicare le loro mani all’opera. Per fortuna di Picasso, ma anche loro, il dipinto era protetto con una vetratura in perspex, simile al plexiglass, e perciò Massacro in Corea non ha subito alcun danno. «Sapevamo che avremmo potuto fare questa operazione senza danneggiare l’opera d’arte stessa», ha rivelato il portavoce del gruppo, Brad Homewood. La colla è stata sciolta da uno dei custodi della galleria che ha usato dell’acetone.


L’opera rappresenta il massacro di Sinchon del 1950, dove circa 35mila civili rimasero uccisi probabilmente dalle forze militari sudcoreane dietro l’autorizzazione dell’esercito degli Stati Uniti. Simbolo del fallimento americano e della sofferenza, i due attivisti hanno detto di aver scelto quel dipinto per esortare tutti i governi, le società e le istituzioni ad agire sulla crisi ambientale globale. «Dobbiamo pensare a come questo tipo di sofferenza aumenterà», ha detto Tony Gleeson, l’insegnante in pensione che si è incollato una mano al dipinto, «e come il crollo della società finirà per metterci tutti sulla linea di tiro». Davanti a loro hanno srotolato un lungo manifesto con la scritta: «Caos climatico = guerra e carestia», mentre uno dei due ha gridato più volte «stop al carbone, stop al gas, stop al petrolio, stop al disboscamento». I due sono stati arrestati, ma anche rilasciati poco dopo senza nessuna accusa. «Non ci sono azioni troppo estreme da intraprendere per attirare l’attenzione sull’urgenza di risolvere questo problema», ha concluso Gleeson.


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