La Consulta: no all’Imu sulla seconda casa se è la residenza di uno dei coniugi

Cambia il concetto di nucleo familiare. L’amministrazione dovrà verificare la residenza

La Corte Costituzionale ha deciso che non è giusto penalizzare le coppie legalmente sposate rispetto alle altre limitando le molteplici esenzioni Imu sulle prime case di cui gode invece chi non ha legami di fronte alla legge. Quindi niente Imu sulla seconda casa se è la residenza di uno dei coniugi. La Consulta ha messo nel mirino nella sua sentenza il decreto legge n. 201/2001, che introduce il concetto di nucleo familiare. E sancisce che una coppia sposata deve fissare la dimora abituale e su quella non pagherà l’Imu. Sugli altri immobili, anche se occupati abitualmente, non scatta l’esenzione. Una coppia non sposata, invece, non costituendo nucleo familiare, non deve indicare un’unica dimora abituale. E quindi finisce per godere di una doppia esenzione Imu. La Consulta ha corretto l’impostazione della legge: «Nel nostro ordinamento costituzionale non possono trovare cittadinanza misure fiscali strutturate in modo da penalizzare coloro che, così formalizzando il proprio rapporto, decidono di unirsi in matrimonio o di costituire una unione civile», si legge nella sentenza. D’altro canto la distinzione ormai è anche anacronistica, spiega la Corte, perché «dall’aumento della mobilità nel mercato del lavoro, dallo sviluppo dei sistemi di trasporto e tecnologici, dall’evoluzione dei costumi, è sempre meno rara l’ipotesi che persone unite in matrimonio o unione civile concordino di vivere in luoghi diversi, ricongiungendosi periodicamente, ad esempio nel fine settimana, rimanendo nell’ambito di una comunione materiale e spirituale». Di conseguenza, spiega oggi Il Messaggero, sono state cancellate tutte le norme sul “nucleo familiare”. La doppia esenzione ora può spettare anche all’interno dello stesso Comune. Ma toccherà all’amministrazione verificare se la residenza è vera e non fittizia.


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