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La storia di Bilal, 12 anni: il baby rapinatore di Milano scappato da 15 comunità e «non imputabile»

20 Ottobre 2022 - 06:45 Redazione
bilal 12 anni rapinatore milano
bilal 12 anni rapinatore milano
Vive per strada, si muove di notte, continua a colpire. Le sue impronte digitali non sono state mai censite. Ma gli esami ossei hanno confermato l'età

Martedì 12 ottobre è stato fermato per la quarta volta dalla polizia di Milano. Cercava di rubare un orologio a un turista malese in Stazione Centrale insieme a tre complici. In caserma è stato affidato al Centro Minori dei servizi sociali di Genova. Ma tre ore dopo il 12enne Bilal era già scappato. Dice di essere arrivato dal Marocco. Non ha casa, famiglia e documenti. E negli ultimi tre mesi ha girato 15 comunità per minori tra Salerno, Roma, Genova, Torino, Milano. Avendo meno di 14 anni, per la legge non è imputabile. E quindi, spiega oggi il Corriere della Sera, non può essere arrestato, incriminato o processato. La sua è una storia al limite: vive per strada, si muove di notte, continua a colpire. Le sue impronte digitali non sono state mai censite. Ma gli esami ossei hanno confermato che non ha più di 12 anni.

Rivotril e scabbia

Ai carabinieri ha detto di avere la scabbia e di essere «drogato di Rivotril», un farmaco a base di benzodiazepine. Gli esami tossicologici hanno escluso l’uso di stupefacenti. Mentre la malattia della pelle è davvero presente. In ogni colloquio ripete in un italiano stentato la stessa storia: «Non preoccupatevi per me, non mi serve aiuto. Ho i miei contatti. Non ho bisogno di stare qui». Quando finisce in caserma sa che non possono trattenerlo. Non chiede da mangiare, aspetta solo il momento giusto per scappare di nuovo. Il 10 ottobre avrebbe scippato un Rolex da 27 mila euro a un turista americano di 35 anni che stava passeggiando nella centralissima via Manzoni, spruzzandogli uno spray al peperoncino in faccia. Don Gino Rigoldi, storico cappellano del carcere minorile Beccaria, dice che «bisogna strappare Bilal alla strada e dargli un futuro. Serve una proposta educativa».

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