La ministra alla Famiglia Roccella: «No all’aborto a domicilio, ma non decido io. Basta con i figli visti come ostacolo»

«La competenza sulla legge 194, come è noto, è in capo al ministero della Salute, non riguarda il mio mandato politico, e l’applicazione della legge è affidata alle regioni», dichiara la neo ministra alla Famiglia

«Le politiche sull’aborto non hanno nessun contatto con quelle per la natalità. Diminuire il numero di interruzioni di gravidanza non serve ad aumentare il numero di nati». Così si esprime la nuova ministra alla Famiglia Eugenia Roccella dopo che in seguito alla sua nomina sono circolate moltissimo sue vecchie dichiarazioni in cui definiva l’aborto «il lato oscuro della maternità» oltre che «una scorciatoia che non dovrebbe più esserci». Roccella, figlia di uno dei fondatori del Partito Radicale di cui lei stessa ha fatto parte, considera il suo un ministero «strategico per il futuro del nostro Paese». In un’intervista a Quotidiano Nazionale, dichiara: «Il calo delle nascite in Italia è drammatico» aggiungendo che «l’inverno demografico rischia di diventare un inferno demografico». Infatti, «un Paese che non fa figli» evidenzia la ministra «è un Paese con meno capacità di innovazione, meno energia, meno speranza nel futuro, meno solidarietà tra le generazioni, l’immigrazione non basta a colmare questo vuoto».


«Avere un figlio è un percorso a ostacoli, ma vogliamo cambiarlo»

Roccella aggiunge «avere un figlio può essere un percorso a ostacoli, qualcosa che è visto come impedimento al lavoro e alla realizzazione di sé», sottolineando che «noi vogliamo rovesciare questa prospettiva con i fatti». Significa che «nessuno ha mai parlato di togliere diritti, ma semmai di ampliarli» – continua la ministra sostenendo che «nessuno a sinistra si accorge che il vecchio slogan femminista “maternità come libera scelta” è totalmente disatteso». Quella sull’aborto è una legge che «nessuno ha mai messo in discussione» e per questo motivo definisce le critiche degli «attacchi puramente strumentali».


«No all’aborto a domicilio», ma il 70% dei ginecologi è obiettore di coscienza

La ministra poi, si scaglia contro la sinistra, secondo lei colpevole di voler «smontare» la legge sul termine di gravidanza. «Si vuole arrivare all’aborto a domicilio, con la pillola Ru486, abolendo l’obiezione di coscienza e l’obbligo di legge di eseguire gli interventi in strutture pubbliche» sostiene Roccella. Ad ogni modo, dichiara la ministra, «la competenza sulla legge 194, come è noto, è in capo al ministero della Salute, non riguarda il mio mandato politico, e l’applicazione della legge è affidata alle regioni». Roccella, quindi, si allinea a Fratelli d’Italia, che non contrasta apertamente la legge sull’aborto, ma si oppone a un progresso verso una facilitazione del termine di gravidanza, ad esempio con gli sportelli pro vita nelle cliniche. Un mantenimento dello status quo, che vede il 70% dei ginecologi essere obiettori di coscienza, rendendo di fatto molto complicato praticare l’aborto per le donne italiane.

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