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Salvini conferma la linea dura sugli sbarchi: «I confini vanno rispettati». Il piano sul ponte di Messina: «Vale 100mila posti di lavoro»

24 Ottobre 2022 - 20:09 Redazione
Ospite a Porta a porta su Rai1, il neo ministro delle Infrastrutture rilancia il progetto del ponte tra Sicilia e Calabria che, spiega, costerebbe più non farlo anche in termini ambientali

«Costa di più non fare il ponte sullo stretto che farlo. Nel corso di questi cinque anni far partire il cantiere è uno dei miei obiettivi e creerebbe oltre 100mila posti di lavoro». Così si esprime da nuovo ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile Matteo Salvini, durante le registrazioni della puntata di Porta a Porta che andrà in onda stasera. «Il trasbordo via traghetto, oltre a inquinamento e perdita di tempo, in un anno costa a siciliani e calabresi più del ponte», dichiara Salvini, aggiungendo: «Il ponte è solo una parte, perché serve l’alta velocità in Sicilia e la Salerno-Reggio Calabria». L’intenzione è ribadita anche nel comunicato stampa ufficiale del vicepremier: «Dell’attraversamento dello Stretto di Messina si parla da decenni, e dal 1981 sono stati spesi centinaia di milioni di euro di denaro pubblico senza aver concluso nulla. La prossima legislatura potrà e dovrà essere, dopo quarant’anni di parole, quella che passerà finalmente ai fatti, unendo Sicilia e Calabria, creando lavoro vero e inquinando di meno».

Porti chiusi

Il segretario della Lega, poi torna su uno dei suoi cavalli di battaglia, quello degli sbarchi di migranti facilitati dalle Ong: «Torneremo a far rispettare i confini», dichiara il leader del Carroccio. «Non è pensabile che le navi di tutto il mondo agiscano in tutto il mondo e poi arrivino unicamente in Italia. Onori ed oneri vanno condivisi» ha aggiunto. In che modo andrebbe gestito tutto ciò? Salvini è pragmatico: «Se c’è una nave norvegese si fa un colpo di telefono in Norvegia, se c’è una nave tedesca si fa un colpo di telefono a Berlino».

Il piano sulle pensioni

Il vicepremier ha poi parlato delle tensioni che nate negli scorsi giorni all’interno della coalizione di centrodestra: «Abbiamo un governo scelto dagli italiani, ma la fiducia non è illimitata. Ci sono state delle fibrillazioni ma l’idea di Paese è chiara: riforma, giustizia, pensioni». Proprio queste ultime saranno oggetto di uno dei primi interventi dell’esecutivo di Giorgia Meloni che cerca un modo di limitare il campo d’azione della legge Fornero. Dal canto suo, la Lega spinge affinché questo sia la Quota 41, tra i temi discussi oggi nella riunione di partito, che consentirebbe di andare in pensione dopo 41 anni di contributi maturati. Nello specifico, sostiene Salvini la Lega sta studiando «l’avvio di Quota 41 con 61 o 62 anni di età minima senza penalizzazioni». Inoltre, aggiunge il leader del Carroccio, «stiamo studiando un altro meccanismo, soprattutto nel pubblico impiego, che possa consentire ad alcuni, ad esempio i medici, che superano l’età pensionabile di continuare a lavorare avendo uno stipendio maggiorato fruendo della decontribuzione».

Pace fiscale per le bollette

«In attesa che la famosa Europa batta un colpo, perché mi sembra che ognuno si stia facendo i fatti suoi, 10 miliardi sono meglio di niente ma non bastano», dichiara Salvini. «Oggi agli economisti della Lega ho chiesto di far combaciare una grande operazione di pace fiscale da reinvestire in aiuto a imprese e famiglie che non riescono a pagare le bollette», aggiunge. Il problema, però, spiega il ministro, non si ha tanto con le abitazioni ma con le imprese e le attività: «Sulle utenze domestiche c’è la possibilità di rateizzare, ma il problema sono i negozi, le aziende, le botteghe, lì la luce te la staccano. Servirebbe una moratoria sui distacchi, così come sui mutui, perché chi ha sottoscritto un mutuo a tasso variabile ora sta vedendo salire il costo».

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