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Parma, la polizia irrompe a scuola e getta a terra uno studente di 14 anni – Il video

24 Ottobre 2022 - 16:52 Redazione
La denuncia del collettivo studentesco dell'istituto tecnico Bodoni che pubblica le immagini dopo giorni di polemiche: «Un abuso di potere da parte delle forze dell'ordine»

«Un vero e proprio abuso di potere da parte delle forze dell’ordine, che all’interno degli edifici scolastici non dovrebbero avere nessun accesso». La denuncia arriva dal Collettivo studentesco autorganizzato (Csa) dell’istituto tecnico Bodoni di Parma. L’episodio risale al 12 ottobre e sarebbe nato da una rissa tra due studenti. Secondo la ricostruzione di Repubblica, due ragazzi di 14 anni avrebbero iniziato a insultarsi e poi a prendersi a calci e pugni, costringendo i dirigenti dell’istituto a chiamare la polizia. Oggi, il collettivo studentesco ha pubblicato il video dell’accaduto, in cui si vede uno studente mentre viene atterrato e immobilizzato con la forza da uno dei due agenti. «La preside ha anche minacciato di denunciare gli studenti che hanno ripreso la scena – aggiunge il collettivo – Questa è una chiara dimostrazione da parte della scuola di voler insabbiare e sminuire l’accaduto, limitandone la circolazione». Secondo Repubblica, sarebbe stata proprio la preside dell’istituto a chiamare la polizia nella speranza di fermare la rissa. Secondo il Csa, però, «nessuna motivazione può giustificare un così spropositato abuso di potere e di forza fisica su un ragazzino, appena quattordicenne, da parte di un uomo adulto». Ciò che gli studenti parmensi contestano non è soltanto l’azione dei due agenti, ma la loro stessa presenza all’interno dell’istituto. «La presenza delle forze dell’ordine a scuola va a frantumare l’immagine, ormai sbiadita, di luogo sicuro e libero, nel quale i ragazzi dovrebbero imparare dal contesto scolastico a gestire la propria vita attraverso il dialogo e la cultura, e non con violenza e obbedienza», fa sapere il collettivo studentesco. L’appello degli studenti è duplice: da un lato denunciare quanto accaduto, dall’altro «lavorare per aprire un dialogo» con studenti, insegnanti, educatori, psicologici e genitori. «Bisogna tornare a riflettere sulla necessità di educare, anziché punire», chiosa il Csa.

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