Decreto anti-rave, scintille nella maggioranza. Il ministro Nordio: «Non tocca il diritto di espressione». Mulè (FI): «Va corretto: presenteremo emendamenti»

Il ministro della Giustizia: «La formulazione della norma è complessa e sarà sottoposta al vaglio del Parlamento». Il vicepresidente della Camera di Forza Italia: «No a pene sproporzionate e a intercettazioni preventive»

Dopo il via libera durante il primo Consiglio dei Ministri del governo Meloni, da più parti si sono sollevate perplessità sul raggio d’azione che avrà il cosiddetto decreto anti-rave. Questo perché co  il nuovo articolo 434-bis del codice penale verrebbe introdotto un nuovo tipo di reato: «Invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica», oltre ai dubbi sull’opportunità o meno di utilizzare le intercettazioni per questo tipo di reato. E così quest’oggi è intervenuto il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che in una nota ha specificato: «La norma tutela i beni giuridici dell’incolumità e della salute pubblica, nel momento in cui questi beni sono esposti a un pericolo. Essa non incide, né potrebbe incidere minimamente sui sacrosanti diritti della libera espressione del pensiero e della libera riunione, quale che sia il numero dei partecipanti. E il titolare di via Arenula conclude: «La sua formulazione complessa è sottoposta al vaglio del Parlamento, al quale è devoluta la funzione di approvarla o modificarla secondo le sue intenzioni sovrane». A stretto giro sono arrivate le dichiarazioni del vicepresidente della Camera di Forza Italia, Giorgio Mulè, che non sembra del tutto convinto. L’esponente azzurro ha infatti sottolineato che la nuova norma «non è una legge liberticida, ma ha due criticità e va corretta». Secondo Mulè, infatti, il primo problema riguarda la «pena spropositata». Secondo il nuovo decreto, infatti, chiunque «organizza o promuove l’invasione è punito con la pena della reclusione da tre a sei anni e con la multa da 1.000 a 10.000 euro».  Il rischio di condanna vale anche «per il solo fatto di partecipare all’invasione», ma con «pena è diminuita», fino ad un terzo rispetto al massimo di quanto previsto per gli organizzatori. Ma non solo. Il decreto dispone – testualmente – «la confisca delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato», nonché «di quelle utilizzate nei medesimi casi per realizzare le finalità dell’occupazione». E nel testo ufficiale vengono poi disposte misure di prevenzione personali per dovesse commettere il nuovo reato. Tradotto: se non modificata, l’introduzione di questa norma consentirà «l’applicazione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per gli indiziati dell’invasione per raduni pericolosi», oltre alla possibilità di fare intercettazioni. La seconda criticità rilevata da Mulè riguarda «la genericità dell’articolo 5 del decreto (che riguarda specificamente il cosiddetto “decreto anti-rave”, ndr), e su questo bisogna intervenire. È giusto perseguire, ma non si possono fare le intercettazioni preventive». In precedenza, il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, sempre in quota Forza Italia, aveva dichiarato la contrarietà di Forza Italia all’uso delle intercettazioni definendola una misura «molto invasiva». In qualsiasi caso Mulè ha assicurato che anche se Forza Italia presenterà degli emendamenti, ciò non dovrebbe destare preoccupazione alla stabilità dell’esecutivo: «In Parlamento verranno presentati emendamenti, sempre che non lo faccia il governo. Non vedo come questo possa comportare una questione di crisi politica».


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