Decreto anti-rave, il Viminale: «Non lede la libertà di manifestare». Il capo dei penalisti: «Intercettazioni possibili anche sui partecipanti»

Fonti del ministero dell’Interno rispondono alle accuse partite delle opposizioni sui rischi che il nuovo provvedimento del governo Meloni possa essere allargato ad altri raduni

«La norma anti-rave illegali interessa una fattispecie tassativa che riguarda la condotta di invasione arbitraria di gruppi numerosi tali da configurare un pericolo per la salute e l’incolumità pubbliche». All’indomani dell’approvazione del primo decreto del Consiglio dei ministri del governo Meloni, che interviene in materia di giustizia, Covid e sicurezza, le forze di opposizione hanno attaccato il centrodestra per la modifica del codice penale. Sotto accusa è l’introduzione di un reato definito liberticida e così vago da poter essere applicato in diverse occasioni, non solo per i rave party. Il Viminale prova a spegnere le polemiche, precisando che la misura «non lede in alcun modo il diritto di espressione e la libertà di manifestazione sanciti dalla Costituzione e difesi dalle istituzioni». Il nuovo articolo del codice penale, il 434-bis, punisce le persone coinvolte nell’«invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica».


I dubbi sulle intercettazioni

A contestare la decisione del governo c’è anche il presidente delle Camere penali, Gian Domenico Caiazza, che a proposito dei chiarimenti di Giorgia Meloni sull’uso delle intercettazioni nelle indagini sui rave ha detto: «La norma che vieta i rave stabilisce sanzioni anche per i partecipanti, nei confronti dei quali la pena è “diminuita”. Ciò vuol dire che il giudice, al termine del processo, deve applicare una diminuzione che può arrivare fino ad un terzo della pena edittale che nei confronti degli organizzatori può andare dai tre ai sei anni. Non comprendo, quindi, perché il premier Meloni abbia voluto rivendicare di non avere dato il via libera alle intercettazioni dal momento che questo reato prevede pene superiori ai cinque anni». Caiazza ha poi aggiunto che «la pena superiore ai cinque anni consente che possano essere disposte intercettazioni e, secondo me, anche nei confronti dei partecipanti».


Il botta e risposta tra Salvini e Letta

Matteo Salvini ha preso le difese del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, criticato aspramente dalle opposizioni: «Un Pd ormai in confusione totale difende illegalità e raveparty abusivi, chiedendo al governo di cambiare idea. No! Indietro non si torna, le leggi finalmente si rispettano», ha scritto il vicepremier. Gli ha replicato, sempre sui social, Enrico Letta: «No. Il rave party di Modena è stato gestito bene, con le leggi vigenti. Le nuove norme che avete voluto con decreto legge non sono contro “i rave party abusivi”. Suonano come limite alla libertà dei cittadini e minaccia preventiva contro il dissenso». Il vicesegretario dei Dem, Giuseppe Provenzano, è stato ancora più netto: «Un reato liberticida che viola l’articolo 17 della Costituzione. Meloni e Piantedosi mentono. Con queste pene, le intercettazioni sono consentite. Ogni manifestazione è esposta al rischio, all’arbitrio dell’autorità pubblica. No allo stato di polizia». L’ex ministro Andrea Orlando, riferendosi alla parole in conferenza stampa di Piantedosi – che ieri ha ricordato come il rave di Modena si svolgesse in proprietà privata dove pendeva la denuncia di un privato – ha schernito il capo del Viminale: «Il ministro dell’interno: “Modena e Predappio sono due cose completamente diverse. A Modena c’era la denuncia del proprietario”. In effetti la marcia su Roma fu fatta su suolo pubblico».

Non sono solo gli esponenti del Partito democratico a incalzare l’esecutivo. Enrico Costa, deputato vicesegretario di Azione, ha dichiarato su Twitter: «Continuano a scrivere che il governo non ha previsto intercettazioni per il nuovo reato di “invasione” per i rave. Ma quando mai! La pena massima è di 6 anni, e le intercettazioni si potranno fare eccome. Non si faranno solo quelle “preventive”, che sono un’altra cosa». Il coordinatore della segreteria di +Europa, Giordano Masini, ha affermato in una nota: «Il decreto del governo sui rave party, una volta letto il testo, ha tutta l’aria di essere una cosa ben più seria e più grave di quanto sembrasse ieri. Nella definizione di “terreni o edifici altrui, pubblici o privati” ricade di tutto: i capannoni o i campi in cui vengono organizzati i rave, ma anche le università, i luoghi di lavoro, le piazze. E l’espressione “può derivare un pericolo per l’ordine pubblico” è sufficientemente vaga per ricadere nell’arbitrio più assoluto. Di chi? Essenzialmente dei prefetti, ovvero del governo. Quindi dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale – già avvenuta – del decreto, a poter essere incriminati per questa nuova fattispecie di reato penale e a rischiare quindi la reclusione da tre a sei anni saranno le persone che organizzano e partecipano a qualsiasi manifestazione per la quale venga ipotizzato dal governo un pericolo per l’ordine pubblico».

Oltre a rispondere a Salvini, il segretario del Pd è tornato a twittare nel tardo pomeriggio per replicare allo staff del ministro dell’Interno. «Le precisazioni del Viminale sulla questione rave party non cambiano la questione giuridica che abbiamo posto. Anzi, la precipitosa e inusuale precisazione conferma che hanno fatto un pasticcio. Che si risolve solo col ritiro della norma».

Agenzia Vista | Il commento del portavoce dei Verdi Angelo Bonelli sul decreto anti rave

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