Ginnastica, l’appello delle madri di due atlete 14enni: «Finora emersa solo la punta di un iceberg: ragazze denunciate»

La testimonianza delle madri di due ragazze appassionate di ginnastica ritmica, che hanno scoperto le umiliazioni inflitte dall’ex allenatrice solo dal tema scolastico di una delle due

Il fenomeno dei maltrattamenti e umiliazioni che sta emergendo in questi giorni dal mondo della ginnastica femminile è ben più grave e profondo di quanto si conosca finora. Lo scrivono le madri due atlete di 14 anni vittime degli insulti della loro allenatrice di ginnastica ritmica in una testimonianza raccolta dall’associazione ChangeTheGame. «Quello che sta uscendo in questi giorni nel mondo della ginnastica ritmica ad alto livello non è che la punta di un iceberg – scrivono le due mamme – che affonda la sua base anche in alcune piccole società».


Le denunce

Quel che è necessario ora, sollecitano le due madri, è che altri casi emergano con l’aiuto delle ragazze che hanno subito certi atteggiamenti. Sono loro che dovrebbero «venire fuori – continua la testimonianza – a denunciare per dare modo alla Federazione a tutti gli organi competenti di intervenire». Le due madri raccontano di aver scoperto l’incubo vissuto dalle loro figlie per caso, grazie a un tema scritto a scuola segnalato poi dai professori alle famiglie. «Sembri un maiale che si rotola nel fango – diceva un’allenatrice a un’atleta – non farai mai niente nella vita, non andiamo alla sagra della porchetta». Per quei ripetuti insulti, le ragazze sono state portate a «vivere il loro sogno come un incubo da cui non riuscivano a venire fuori, tanto da decidere di smettere se non fossimo intervenute in tempo per allontanarle da quell’ambiente e spostarle in un’altra società».


I casi nelle piccole società

Ma i problemi anche dopo essere andate via non sarebbero finiti. Sarebbe poi iniziato un calvario burocratico, con esposti e ricorsi al tribunale sportivo con il procedimento concluso a luglio 2022, quando i giudici hanno deciso lo stop per poco più di un mese all’ex allenatrice. Il caso delle due atlete riguarda una piccola società, «non parliamo di ragazze di interesse nazionale, ed è per questo che forse occorrerebbe fare più attenzione. È giusto che le ragazze debbano vivere lo sport che amano in maniera sana».

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