Midterm, Trump torna sui brogli dietro le sconfitte: «Il voto è truccato». Ma i media conservatori non lo seguono

Le teorie dell’ex presidente sulla piattaforma Truth: «In Arizona e Nevada stanno succedendo cose strane. Rimanete sintonizzati!»

A pochi giorni dalle elezioni di Midterm – e con diverse sfide ancora in bilico – Donald Trump torna a evocare lo spettro di presunti brogli elettorali. Sulla piattaforma Truth, l’ex presidente americano ha commentato così i primi risultati delle elezioni di metà mandato: «È triste vedere i Repubblicani attaccare e offuscare stupidamente i risultati delle Midterm – si legge nel post di Trump – Abbiamo vinto, Nancy (Pelosi – ndr) è stata licenziata ed è in viaggio verso terre straniere. I Repubblicani stanno prendendo il controllo della Camera e potrebbero benissimo vincere la maggioranza del Senato, a seconda che le elezioni in Arizona o Nevada siano truccate o meno, come credo che siano!». Una teoria ancora una volta infondata, a cui l’ex presidente americano aggiunge: «Stanno succedendo cose molto strane con i voti espressi in Nevada e Arizona. Rimanete sintonizzati!».


Il flop alle urne

Trump non è nuovo a esternazioni di questo tipo. Dopo aver perso le elezioni presidenziali del 2020 contro Joe Biden, l’ex presidente americano si è rifiutato di riconoscere l’esito delle urne e ha evocato più volte lo spettro dei brogli elettorali come unica possibile spiegazione della sua sconfitta. Trump non ha mai presentato prove concrete a sostegno delle sue teorie, ma è riuscito a mantenere un controllo ferreo del Partito Repubblicano. O almeno, fino alla scorsa settimana. Gli esiti delle Midterm, infatti, hanno smentito le previsioni di una «ondata rossa» e a essere sconfitti sono stati soprattutto i candidati più estremisti appoggiati da Trump, come Mehmet Oz in Pennsylvania o Lee Zeldin a New York.


Un leader sempre più isolato

A spoglio ancora in corso, la leadership del tycoon tra i Repubblicani comincia a vacillare. Come riporta il New York Times, per la prima volta da quando ha messo piede alla Casa Bianca, Trump non sembra non essere più in grado di controllare il partito. Lo conferma anche la fine dell’idillio tra l’ex presidente e l’impero mediatico di Rupert Murdoch. Le principali testate conservatrici del Paese – a partire da Fox News – hanno incolpato Trump per la brutta performance dei repubblicani alle urne. Critici anche il New York Post, che ha definito l’ex presidente una «figura tossica», e il Wall Street Journal, che lo ha descritto come «il più grande perdente» delle Midterm. Alla galassia dei media conservatori hanno subito fatto seguito alcuni (ex) fedelissimi di Trump, che hanno preso le distanze dall’ex presidente. Kayleigh McEnany, ex portavoce del tycoon, ha detto che Trump appartiene «al passato», mentre JD Vance, uno dei pupilli dell’ex presidente, si è guardato bene dal ringraziarlo durante il suo discorso di vittoria dopo essere stato eletto al Senato.

Un nuovo rivale

Mentre i Repubblicani assistono alla caduta di Trump, c’è già chi pensa al suo sostituto. Dopo i primi risultati della scorsa settimana c’è un candidato su tutti che sembra destinato a rimpiazzare l’ex presidente e a candidarsi per le elezioni del 2024: Ron DeSantis, governatore della Florida. Nei giorni scorsi, DeSantis è stato attaccato più volte da Trump. Un segno che il tycoon lo considera sempre più come un rivale nella sua – probabile – corsa verso la Casa Bianca nel 2024. «Fox News, il Wall Street Journal e il non più grande New York Post si sono tutti schierati con il governatore Ron DeSanctimonius», ha detto Trump storpiando il nome del governatore della Florida in «Ron il bigotto». «È un repubblicano mediocre con buone pubbliche relazioni – ha aggiunto l’ex presidente – Nel 2018 era una politico morto ed è venuto da me a chiedere aiuto».

Foto di copertina: EPA / JIM LO SCALZO | L’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump durante un comizio elettorale a Latrobe, in Pennsylvania (5 novembre 2022)

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