Svolta nel caso Saman Abbas, arrestato in Pakistan il padre, con l’accusa di frode. In Italia è indagato per l’omicidio della figlia

Lo scorso 13 novembre, su richiesta dell’Italia, era stato emesso un ordine di cattura per i genitori della giovane che erano tornati nel Paese natio subito dopo la scomparsa della figlia

Svolta nel caso di Saman Abbas, la giovane pakistana la 18enne pachistana scomparsa nella notte del 30 aprile 2021 a Novellara, in provincia di Reggio Emilia. Shabbar Abbas, il padre della giovane, è stato arrestato dalla polizia distrettuale pakistana per una frode a un connazionale di 20 mila dollari (poco meno di 20mila euro). Secondo quanto annunciato in esclusiva dalla trasmissione Quarto Grado, che cita fonti della polizia del Punjab, la polizia italiana avrebbe inoltrato la richiesta di indagare riguardo al caso dell’omicidio della figlia Saman, senza però avanzare alcuna richiesta formale. A seguito dell’arresto, dunque, le autorità pachistane procederanno contro il padre della giovane per il reato di frode. Ma l’uomo verrà presumibilmente interrogato anche per la morte della figlia. Solo tre giorni fa, su richiesta dell’Italia, il Pakistan ha emesso un ordine di cattura nei confronti dei genitori della giovane 18enne: le autorità locali hanno deciso infatti di fare propria la cosiddetta red notice, vale a dire la richiesta di arresto internazionale già nel circuito Interpol, delegando alle autorità di polizia del Punjab, regione dalla quale proviene la famiglia di Saman Abbas.


Secondo gli investigatori, la 18enne pachistana sarebbe stata uccisa dallo zio e dai cugini, con la complicità dei genitori, per aver rifiutato un matrimonio combinato in terra natia. Il padre e la madre della giovane erano tornati in Pakistan subito dopo la scomparsa della figlia. E ora potrebbero aprirsi trattative per l’estradizione, anche in vista del processo che inizierà il 10 febbraio 2023 e vedrà coinvolti tutti e cinque i parenti indagati: i genitori Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, lo zio Danish Hasnain – ritenuto l’esecutore materiale del delitto – e i cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq che sono già stati arrestati e si trovano in carcere a Reggio Emilia. «Il Pakistan cita un vecchio trattato del 1972, ma per noi l’estradizione non è esclusa – ha spiegato Maria José Falcicchia, direttrice della seconda divisione dell’Interpol -. Non c’è un attuale trattato firmato da entrambi i Paesi, ed esiste l’estradizione di cortesia, una consuetudine internazionale che spesso tanti Paesi adottano». E Falcicchia, concludendo, ha dichiarato: «Siamo molto fiduciosi per la sensibilità che abbiamo riscontrato dalle autorità pachistane: sono stati due anni lunghi, ma non privi di impegno e di continue attività svolte dall’Interpol e dal nostro esperto di sicurezza presso l’ambasciata in Pakistan».


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