L'ex 10 bianconero chiarisce la sua posizione su un suo eventuale ingresso nel club da dirigente
Nei giorni scorsi, quelli immediatamente successivi al terremoto societario in casa della Juventus che ha portato alle dimissioni dei vertici, dal presidente Andrea Agnelli a tutto il cda, il nome di Alessandro Del Piero è iniziato a circolare per un suo possibile ruolo da dirigente nella società. Ma l’ex attaccante bianconero ha chiarito di non aver ricevuto alcuna chiamata e oggi ha ribadito di non voler interferire con quanto sta accadendo alla sua squadra del cuore. «L’unica cosa che conta e che può fare chi ama la Juventus è mettere nelle migliori condizioni di lavorare le persone alle quali il club è stato affidato, per guidarlo in questa fase così complessa», ha scritto l’ex attaccante bianconero, «un compito di grande responsabilità che merita tutto il nostro supporto, è il momento di essere ancora più juventini. Per questo credo sia giusto non commentare notizie e indiscrezioni, che magari possono poi tramutarsi in speculazioni. Così faccio oggi e così farò per i prossimi giorni». Del Piero spiega che è normale che il suo nome venga accostato a quello della sua ex società, che ora sta affrontando un momento molto delicato. «La Juventus è una parte della mia vita, e nemmeno piccola. Per la mia storia, non sarò mai altro da quei colori. Come tutti i tifosi, seguo questa vicenda con grande attenzione e trasporto», commenta l’ex 10 della Juve, «ci tengo soltanto ad augurare buon lavoro a tutti coloro che oggi si stanno occupando della Juventus, lo faranno con la professionalità, la dedizione e la passione – ne sono certo – che meritano il club, i tifosi, la nostra maglia».
Balenciaga sembra essersi spinta troppo in là, e alla fine è caduta: lo schianto rischia di sgretolare il suo intero impero. La maison di moda, che dall’arrivo del nuovo stilista Demna Gvesalia ha accentuato la sua immagine provocatoria e fuori dalle righe, è infatti finita al centro delle polemiche dopo la pubblicazione di due campagne che hanno sollevato con insistenza sospetti di pedofilia. Quello che sembrava uno scossone momentaneo, però, sta sempre più assumendo i contorni di un terremoto: gli inquietanti dettagli che stanno emergendo, così come la rabbia dei clienti, anziché esaurirsi continuano a crescere. Ecco le tappe di una vicenda che potrebbe segnare la fine (o una profonda crisi) di uno dei marchi più influenti sul panorama mondiale.
La campagna natalizia
Il fatto che Balenciaga faccia discutere e spacchi l’opinione pubblica non è nuovo, e sembrava anzi essere un effetto ricercato e voluto. Vedere alla voce tacchi sulle Crocs, o la trasformazione di una busta Ikea da 99 centesimi in un accessorio di lusso, poi passerelle impostate su estetiche apocalittiche, calcate da modelli che sfoggiavano sacchi della spazzatura realizzati con pelli costose. Ma fino a che il dibattito si incentrava sul dubbio gusto di queste scelte, il brand sembrava al sicuro.
A travalicare il confine tra provocazione e scandalo sono state due nuove campagne. La prima, realizzata per ‘Objects’, la collezione di idee regalo per il Natale 2023, è stata pubblicata lo scorso 16 novembre. Si basava su sei fotografie, realizzate dal fotografo Gabriele Galimberti, che vedevano protagonisti alcuni bambini che stringevano borse che sembravano orsacchiotti in tenuta da bondage. Intorno a loro vari oggetti, tra cui collari, nastro adesivo e passamontagna, e persino bicchieri di vino vuoti. Tutti gadget, così come la location, a detta di Galimberti, erano stati selezionati da Balenciaga, con numerosi membri dello staff presenti durante i due giorni di riprese.
Cinque giorni dopo, è stata lanciata la campagna pubblicitaria Garde-Robe 2023 del marchio. Una foto scattata per pubblicizzare una borsa Balenciaga x Adidas Hourglass da 3.000 dollari conteneva però un dettaglio che non è passato inosservato agli occhi degli utenti. L’accessorio era infatti depositato su una scrivania, tra documenti sparsi: uno di essi sembrava riferirsi a una decisione della Corte Suprema sulle leggi sulla pornografia infantile.
Se due indizi fanno una prova, due gaffe fanno uno scandalo. A maggior ragione che l’ombra degli abusi sui minori aleggia da tempo su Hollywood e sul mondo dello spettacolo, alimentata spesso da teorie complottiste che dipingono i vertici dello star system come una cabala di satanisti e pedofili. In questo caso però le scelte del brand di proprietà di Kering – il conglomerato francese del lusso che possiede anche marchi come Gucci e Saint Laurent – sembra aver disgustato il grande pubblico, non solo le frange più bacchettone. Su TikTok, per esempio, hanno iniziato a proliferare i video in cui gli (ex) clienti davano fuoco alle scarpe targate Balenciaga, tagliavano i suoi maglioni, gettavano nella spazzatura le sue borse.
La pressione mediatica ha portato svariati nomi a prendere le distanze da quanto accaduto. Kim Kardashian, che Balenciaga aveva vestito con una calza nera dalla testa ai piedi in occasione del Met Gala 2021, ha annunciato: «Da madre sono rimasta sconvolta dalle immagini inquietanti. Occorre la massima considerazione per la sicurezza dei nostri bambini e ogni tentativo di normalizzare l’abuso di minori non deve aver posto nella nostra società». E poi ha aggiunto: «Al momento sto riconsiderano la mia collaborazione con il brand».
È bastato affermare che il Re fosse nudo per portare a galla una lunga serie di dettagli allarmanti che erano sotto gli occhi di tutti da tempo. A cominciare dalle foto che alcuni utenti hanno rintracciato sul profilo Instagram di Lotta Vulkova, la stylist russa definita da Vogue «il futuro dei Fashion Show», che insieme a Demna Gvesalia ha contribuito a rivoluzionare lo stile e l’immagine del brand. Nei post da lei pubblicati negli anni passati si vede una bambina legata con lo scotch a una sedia, immobilizzata. Ma anche quadri di minori sventrati, oltre che chiari riferimento al satanismo e al cannibalismo. Il suo profilo è stato ora reso privato, ma non ha impedito a svariati utenti di fare uno screenshot dei post incriminati e diffonderli. Riaccendendo la polemica.
Il lancio dell’allarme ha portato a ricercare ulteriori prove anche in campagne passate. E sono state trovate. Qualcuno ha notato, per esempio, un libro sullo sfondo di una terza campagna che celebrava un artista belga, Michael Borremans, autore nel 2017 di una serie di quadri che raffigurano bambini nudi, alcuni castrati. Nella foto, che vede come protagonista l’attrice Isabelle Huppert alla scrivania di un ufficio tra i grattacieli, circondata da pile di volumi, figura anche “The cremaster cycle“, di Matthew Barney. Che nonostante si riferisca semplicemente ai primi cambiamenti fisici del corpo ha fatto discutere per il riferimento al muscolo cremastere, quello che ricopre i testicoli.
Le prime risposte del marchio al contraccolpo sono arrivate il 24 novembre, quando si è scusato per la campagna Gift Shop e ha promesso di rimuovere le pubblicità dai suoi canali di social media. «Ci scusiamo sinceramente per qualsiasi offesa che la nostra campagna per le vacanze possa aver causato. Le nostre borse di peluche non avrebbero dovuto essere presenti con i bambini in questa campagna. Abbiamo immediatamente rimosso la campagna da tutte le piattaforme», si legge in un post condiviso sulla loro pagina Instagram.
Le scuse includono anche una parte riferita alla campagna Garde-Robe. In essa, si legge: «Ci scusiamo per aver mostrato documenti inquietanti nella nostra campagna. Prendiamo la questione molto seriamente e stiamo intraprendendo un’azione legale contro le parti responsabili della creazione del set e dell’inclusione di articoli non approvati per il nostro servizio fotografico della campagna Primavera 23. Condanniamo fermamente qualsiasi forma di abuso sui bambini. Sosteniamo la sicurezza e il benessere dei bambini».
Balenciaga ha infatti sostenuto che i documenti sono stati inseriti nelle fotografie della campagna a sua insaputa e hanno portato a falsi collegamenti tra il brand e la pornografia infantile. Un giorno dopo, il 25 novembre, ha presentato diversi documenti al tribunale di New York avviando una causa da 25 milioni di dollari contro la società di produzione North Six e contro Nicholas Des Jardins, che ha progettato il set per la campagna in questione. L’accusa contenuta nelle carte menzionava «atti e omissioni inspiegabili» che risultavano «malevoli o, per lo meno, straordinariamente sconsiderati».
Assunzione di responsabilità
Al contrario, il marchio si è assunto le sue responsabilità per la collezione Gift, affermando: «Le nostre borse di peluche e la collezione Gift non avrebbero dovuto essere presentate con i bambini. Questa è stata una scelta sbagliata da parte di Balenciaga, unita al nostro fallimento nel valutare e convalidare le immagini. La responsabilità di questo è solo di Balenciaga». Mea culpa che potrebbe non bastare a redimere il brand agli occhi del pubblico. Se l’evoluzione futura è imprevedibile, alcune ripercussioni sono già state registrate. La rivista Business of Fashion, per esempio, ha revocato un premio che avrebbe dovuto essere consegnato giovedì 1 dicembre al direttore creativo della casa di moda, in quanto ha affermato di tenere «la sicurezza dei bambini nella massima considerazione». Mentre sui social i vestiti targati Balenciaga continuano ad ardere.