Dalla Romania all’Italia: 15enne portata a Roma con l’inganno e costretta a prostituirsi da due amiche di famiglia

Le due donne sono state condannate a 7 e 6 anni per prostituzione minorile

Una 15enne è stata costretta a prostituirsi da due sorelle amiche della sua famiglia. Dalla Romania l’hanno portata in Italia nel 2016 con la scusa che le avrebbero fatto guadagnare soldi da poter mandare alla famiglia. Ma arrivata qui tutto è stato stravolto: da maggio 2016 avrebbe incontrato circa 450 uomini contatti su alcune bacheche online da una delle due sorelle, secondo quanto riporta Il Messaggero. Succede a Roma e ieri, 1 dicembre, le due donne sono state condannate a 7 e 6 anni di reclusione con l’accusa di prostituzione minorile. Sono stati, invece, assolti per mancanza di prove 9 presunti clienti che erano finiti a processo. La minore era stata portata in Italia con l’inganno: una donna che conoscevano i genitori le aveva chiesto di fare la babysitter alla figlia. Ma arrivata qui le viene raccontato quello che avrebbe dovuto fare in realtà. «Mi ha detto che dovevo prostituirmi – ha detto la giovane ai giudici – diceva che sulla Casilina aveva preso in affitto una stanza». E così fu. Con una media di 5 clienti al giorno.


Telefonate in vivavoce durante il rapporto: il piano di controllo

La più grande delle due sorelle aveva messa in atto un piano di controllo ossessivo: le aveva tolto i documenti, le aveva dato un cellulare sul quale poteva ricevere solo chiamate, le scattava foto in intimo per pubblicarle sulla bacheca di incontri online. «Veniva il cliente, i soldi li prendevo io e li consegnavo a lei», riferisce la ragazza. Durante il rapporto entrava in gioco la seconda donna, sorella della prima aguzzina. Dato che si prostituiva anche lei nello stesso appartamento, le chiedeva di controllare la ragazza. «Sapeva che io mi prostituivo e davo i soldi alla sorella. Quando arrivava qualche cliente lei si nascondeva nell’armadio o nel bagno». Ma non solo. Spesso le chiedeva di tenere il telefono in vivavoce durante il rapporto per sapere se le venivano dati soldi in più. Tutto è saltato fuori con un blitz del commissariato di Tor Pignattara che hanno trovato le foto della minore online. Così il 6 maggio 2016 le forze dell’ordine entrano nell’appartamento e fermano le due aguzzine. La difesa ha definito «assurda» la condanna perché a loro avviso la giovane non sarebbe stata costretta, ma sapeva quello che le aspettava.


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