Price cap sul petrolio russo, l’Ue fissa il tetto del prezzo a 60 dollari al barile: «Ora nuove sanzioni contro Mosca»

«Ogni dollaro che è stato negoziato al ribasso significa circa 2 miliardi di dollari in meno per la Russia», dice la premier estone Kaja Kallas che spinge per il nono pacchetto di sanzioni Ue contro la Russia

C’è l’accordo dei 27 Paesi Ue a unirsi al tetto del prezzo del petrolio russo trasportato via mare già fissato dal G7 a 60 dollari al barile. Il via libera confermato dalla presidenza Ceca del Consiglio Ue è arrivato dopo che la Polonia ha ritirato la sua obiezione alla proposta europea, rinunciando a chiedere un tetto ancora più basso ma che, secondo gli analisti, rischiava di esporre il mercato a pesanti ripercussioni. L’accordo secondo la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, porterà a una riduzione significativa «delle entrate della Russia, ci aiuterà a stabilizzare i prezzi globali dell’energia, a beneficio delle economie emergenti di tutto il mondo, e sarà regolabile nel tempo, così da poter reagire agli sviluppi del mercato». A rivendicare con più determinazione l’obiettivo raggiunto è la premier estone Kaja Kallas, che ora spinge perché l’Europa prosegua con nuove sanzioni contro Mosca per l’invasione ucraina: «Mi sono impegnata personalmente nei negoziati, poiché l’esaurimento delle risorse russe per fare la guerra è una questione esistenziale per noi. Ogni dollaro conta. Ogni dollaro che è stato negoziato al ribasso significa circa 2 miliardi di dollari in meno per la Russia. La proposta iniziale era di fissare il prezzo a 65 dollari. Questo significa per la Russia 10 miliardi di dollari in meno per finanziare la sua guerra genocida contro gli ucraini. L’altra parte importante del compromesso riguarda le sanzioni: procederemo immediatamente con il nono pacchetto di sanzioni dell’Ue».


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