Valditara, pugno duro con i bulli: «Devono capire che il loro ego ha dei limiti: facciano lavori per la comunità»

Il ministro dell’Istruzione e del Merito torna a parlare della sua proposta di sostituire le ore di sospensione da scuola dei giovani violenti con lavori socialmente utili

«Credo sia necessario che i giovani che compiono atti di bullismo debbano concepire che il loro ego ha dei limiti e, lavorando per la collettività, devono rendersi conto che sono inseriti in una dinamica sociale, ma non possono essere lasciati soli con il loro ego ipertrofico». Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, torna a parlare della sua proposta contro il bullismo nelle scuole. Valditata ha avanzato la proposta di non limitarsi a punire i comportamenti aggressivi e nocivi dei giovani in età scolastica con ore o giorni di sospensione, bensì di far svolgere lavori socialmente utili ai giovani che fanno i bulli contro i loro coetanei. Il ministro dell’Istruzione, dopo essersi scusato per aver sostanzialmente fatto riferimento «all’umiliazione» come misura per punire i bulli, è tornato sulla questione, osservando che «il bullismo è una persecuzione sistematica».


Secondo gli studi a disposizione del ministero «quasi il 25% dei ragazzi ha subìto episodi di bullismo con una diminuzione addirittura di attesa di vita, depressione e abbandono scolastico», ha proseguito il ministro Valditara. «E davanti a questa situazione – ha aggiunto – non possiamo rimanere inerti». Il ministro dell’Istruzione ha nuovamente illustrato la sua idea per contrastare il bullismo nelle scuole: «Ho proposto l’utilizzo dei lavori socialmente utili che sono già previsti nello Statuto degli studenti del 1978, ma non sono molto usati». Il ricorso all’uso dei lavori socialmente utili, a detta di Valditara, si rende necessario perché «se sospendiamo un ragazzo lo perdiamo, ma il giovane va aiutato a responsabilizzarsi e a essere recuperato: va quindi va modificato lo Statuto degli studenti».


In precedenza, intervistato su SkyTg24, Valditara aveva spiegato infatti quanto fosse complicato per gli insegnati far fronte a questo tipo di episodi, sostenendo che gli strumenti a loro disposizione per evitare la reiterazione di atti violenti e di bullismo fossero troppo scarsi: «Ormai è diventato difficile entrare in una classe perché gli episodi di bullismo, di indisciplina, ma anche talvolta di disattenzione voluta dal ragazzo che giova con il cellulare mentre il docente spiega sono sempre più diffusi». Il titolare del dicastero di Viale Trastevere aveva già avanzato dubbi sull’effettiva utilità della mera sospensione scolastica, abbandonando lo studente violento a se stesso: «La sospensione che utilità ha? I lavori socialmente utili educano alla responsabilità. Il bullo ha bisogno della comunità. Una “punizione” non potrebbe essere quella di passare quattro ore a fare lavori socialmente utili come, per esempio, lavorare in biblioteca?».

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