Cosa c’è dietro lo sbarco dei migranti a Salerno: la nuova linea di Piantedosi e la freddezza della Lega

Da Forza Italia qualcuno mette in allerta. Ma Tajani sottolinea che la questione può essere affrontata solo a livello europeo

La decisione del governo di far sbarcare a Salerno i 248 migranti a bordo della nave Geo Barents – della Ong Medici Senza Frontiere – non piace all’alleato della maggioranza più sensibile al tema: la Lega. Un apparente cambio di strategia che si unisce alla promessa fatta dal Viminale ai partner europei di «programmare prossimamente» i rientri dei migranti che in base al regolamento di Dublino devono essere registrati e gestiti nel loro primo luogo di arrivo. E che, però, appare essere in controtendenza con l’atteggiamento espresso dall’esecutivo qualche giorno fa: a margine del vertice a Tirana tra Ue e Balcani orientali, Giorgia Meloni aveva precisato di rendersi conto che la questione migranti «non va affrontata così», ma che deve essere risolta con «un approccio che non può essere solo italiano». Poco entusiasmo tra le fila del Carroccio, che però non alza polveroni per il momento. «Bisogna capire bene cosa ha in mente il ministro dell’interno Matteo Piantedosi», dicono.


I motivi del via libera allo sbarco

Una scelta attuata per «tutelare la salvaguardia degli esseri umani»: così ieri il Viminale ha motivato lo sbarco dei migranti a Salerno, puntualizzando che, dal canto loro, «non c’è alcuna retromarcia» nelle politiche italiane. Il via libera alla Geo Barents, così come alla Humanity 1, è stato dettato infatti dalle «condizioni meteo marine pessime», per evitare di mettere a rischio l’incolumità delle persone. Insomma, il ministero ha sempre ribadito che «stigmatizza l’operato di quelle Ong che non si coordinano con il centro di coordinamento e soccorso nazionale», ma di fronte all’emergenza subentra la tutela delle persone come priorità. Ma non solo una questione di sicurezza o umanità. La decisione arriva anche dal problema che «avendo smontato i decreti Salvini, al momento non ci sono strumenti efficaci contro le Ong, strumenti di cui il ministro auspica al più presto il ripristino».


Il gioco europeo

Silenzio da Fratelli d’Italia dove l’apparente cambio di rotta sembra essere compreso. Da Forza Italia, invece, qualcuno si mette in allerta. «L’Italia non può farcela da sola. Deve recuperare la relazione storica con la Francia», ha dichiarato Giorgio Mulè. Ma il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, chiarisce subito che la questioni migranti «è un problema globale, non è una questione tra Italia e Francia. È un tema che può essere risolto solo a livello europeo. Possono esserci posizioni divergenti ma bisogna trovare soluzioni a livello europeo, non insistere sulle divisioni». Ed è proprio questa l’ottica assunta dal governo italiano. Se il nostro Paese rispetta le regole dettate dall’Ue, potrà contare maggior supporto tra i banchi di Bruxelles.

Il rientro dei Dublinanti

E, infatti, qualcosa si sta muovendo perché l’atteggiamento politico italiano viene letto come un segnale di dialogo e apertura. Nello stesso giorno dello sbarco, infatti, la Germania ha portato via dall’Italia 164 persone migranti che avevano chiesto asilo in Italia. Facendo ripartire così il meccanismo di redistribuzione che si era fermato. La logica di Piantedosi va quindi letta in questo contesto: programmare il rientro dei “dublinanti” è ok. Purché i Paesi europei accettino di andare oltre il meccanismo di redistribuzione su base volontaria ideato dalla Francia. Perché il punto nevralgico del tema migranti è proprio questo. E da Parigi, al momento, la posizione resta la stessa: nessun ricollocamento se Roma non assicura l’accesso ai porti.

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