Aiuti Ucraina, marcia indietro di Crosetto: «Se decideremo sesto pacchetto, i documenti rimarranno secretati»

Il Senato ha poi approvato la risoluzione di maggioranza alla fine delle comunicazioni del ministro della Difesa

Il sesto decreto di aiuti all’Ucraina, se arriverà, sarà secretato come quelli precedenti del governo Draghi. Nessuna svolta, nessun cambio di passo come invece lo stesso ministro della Difesa aveva annunciato che ci sarebbe potuto essere. «Avendo il precedente esecutivo scelto secretazione e passaggio al Copasir, non vorrei sembrasse una scortesia a Conte far vedere che il nostro governo quanto a trasparenza potrebbe essere superiore», aveva detto Guido Crosetto in un’intervista al Corriere della Sera due settimane fa. Martedì 13 dicembre, durante le comunicazioni al Senato sulla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari all’Ucraina, il ministro ha fatto sapere che ci sarà piena continuità con il governo precedente, anche nella classificazione dei documenti, ma che non è stato ancora deciso nulla su un possibile sesto pacchetto di aiuti militari a Kiev. «Quando il governo deciderà un eventuale sesto pacchetto di aiuti militari, sulla base di esigenze manifestate, seguirà la stessa procedura e si relazionerà con il Copasir sui contenuti dell’eventuale cessione», sono state le parole del ministro. «In questi due mesi – ha spiegato Crosetto – il ministero della Difesa e il governo non hanno fatto altro che dare attuazione alle scelte precedenti ai cinque decreti del governo Draghi ed ereditati come impegni dal governo Meloni». Su come intenda invece proseguire, il ministro ha fatto intendere che la maggioranza non ha ancora preso una decisione ma che il sostegno all’Ucraina non è in discussione. «Nulla può giustificare un attacco e l’invasione a una nazione annettendone i propri territori – ha proseguito in aula Crosetto, criticando l’aggressione russa – alcuni sostengono che sarebbe stato più semplice e più facile trovare altre strade: ma tra ciò che era semplice e ciò che era giusto abbiamo scelto di fare ciò che era giusto». Il Senato ha approvato poi la risoluzione di maggioranza con 143 si, 29 no e 1 voto contrario.


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