Qatargate, i dem Cozzolino e Moretti pronti a querelare. L’eurodeputata Pd: «A Doha per i diritti delle donne»

Prima di loro, anche Benifei aveva posto l’accento sul comportamento della stampa nel coprire la vicenda

Anche se non indagati nell’inchiesta sulle presunte tangenti adoperate dal Qatar per influenzare la politica europea, sui giornali sono rimbalzati i nomi di diversi politici appartenenti al gruppo dei Socialisti all’Europarlamento. Tra loro, si sono fatti i nomi di Alessandra Moretti e Andrea Cozzolino, entrambi eletti a Strasburgo nelle file del Partito democratico. I due hanno preso parola per ribadire l’estraneità alla vicenda e annunciare eventuali azioni legali contro chi infangherà la loro reputazione. «L’eurodeputata del Pd Moretti ribadisce la propria totale estraneità all’inchiesta in corso, per cui non risulta indagata così come nessuno dei suoi collaboratori, e rilancia le diffide a tutela della propria onorabilità contro chiunque continui ad accostare il suo nome a tali gravissimi episodi corruzione». È quanto si legge in una nota diramata dal suo ufficio stampa. Moretti spiega «di aver sempre agito in totale trasparenza, secondo le regole del Parlamento europeo, ed è fiduciosa che l’inchiesta della procura belga non potrà che confermare tali affermazioni».


I viaggi in Qatar

Riguardo al suo viaggio in Qatar, l’eurodeputata precisa «di essersi recata con altri colleghi deputati per una missione ufficiale che aveva come oggetto la libertà di espressione, i diritti delle donne e dei rifugiati, tematiche che da sempre la vedono in prima linea». Quella di Doha non è, a onor del vero, l’unica missione ufficiale alla quale Moretti ha partecipato con altri colleghi di Strasburgo per occuparsi di emancipazione femminile e immigrazione. L’esponente del Pd, ad esempio, è stata due volte protagonista di sopralluoghi lungo la rotta balcanica tra Bosnia e Croazia, con una delegazione di deputati Dem, «per verificare la situazione dei migranti e la vergogna dei respingimenti illegali». Nel comunicato stampa, poi, si ribadisce che «la linea espressa da Moretti sul Qatar è provata dai voti in parlamento europeo che sono sempre stati in linea con il gruppo S&d e con la posizione molto dura espressa dalla delegazione del Pd, di cui fa parte – e dunque l’europarlamentare – respinge le diffamatorie illazioni di alcuni organi di informazione e diffida dal pubblicare false notizie».


La minaccia di querele

Infine, Moretti ci tiene a far sapere che è al momento impegnata, con la delegazione Pd, a formalizzare alcuni provvedimenti che rendano più stringenti e trasparenti le regole sui rapporti dei deputati con le lobby e i gruppi di interesse». La nota si conclude annunciando «querele riguardo agli articoli gravemente diffamatori di alcuni organi di stampa sugli episodi di corruzione al Parlamento europeo». Come lei, anche Cozzolino interviene sulla vicenda per rimarcare l’estraneità alle indagini: «Sono profondamente indignato per le vicende giudiziarie che apprendo dalla stampa e che minano fortemente la credibilità delle istituzioni europee. Personalmente sono del tutto estraneo alle indagini: non sono indagato, non sono stato interrogato, non ho subito perquisizioni né, tantomeno, sono stati apposti sigilli al mio ufficio. Sono pronto a tutelare la mia storia e la mia onorabilità in ogni sede. Inoltre non ho mai incontrato persone vicine ad agenzie o servizi di sicurezza, né tanto meno ho mai perseguito interessi, vantaggi o utilità personali nella mia vita politica».

La posizione del capodelegazione Pd a Strasburgo

Questa mattina, 15 dicembre, anche il capo della delegazione del Pd all’Europarlamento, Brando Benifei, aveva voluto porre l’accento sulla sua lontananza dai fatti raccontati sui giornali. «Stamattina leggo su un quotidiano che l’unico passaggio rilevante su di me in una ricostruzione della prima udienza del processo Qatargate è il seguente: “Nessuna domanda su Benifei è stata fatta a Giorgi“. In virtù del mio ruolo di capodelegazione qualche domanda poteva essere fatta, ma proprio dall’articolo in cui sono citato si capisce chiaramente che non c’è nulla che mi riguardi. Ciononostante, dal giornale viene accostata anche la mia foto a un titolo forte, in maniera un po’ “suggestiva” e perciò mi cercano molte persone, che magari spesso riescono a leggere solo il titolo che mi cita col nome. Non credo sia giusto come molti mi fanno notare, grazie per la solidarietà espressami – ha scritto il politico spezzino su Facebook -. È giusto invece che si facciano domande, ma devo ricordare anche le nostre e in particolare le mie posizioni, sempre dure col Qatar e pure col Marocco sul tema Saharawi. Sono consapevole di aver fatto sempre tutto il necessario per difendere l’integrità politica del nostro partito e determinato a chiedere che venga fatta luce su tutto quanto accaduto».

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