Un giorno di festa in meno per finanziare l’esercito, il piano del governo in Danimarca: «C’è la guerra in Europa»

Nonostante le critiche della Chiesa luterana e degli imprenditori, la premier socialdemocratica danese non intende far marcia indietro

Il nuovo governo danese, guidato dalla prima ministra socialdemocratica Mette Frederiksen, ha deciso di eliminare un giorno di festa nazionale per aumentare il budget della Difesa. L’esecutivo è nato dopo 42 giorni dalle elezioni parlamentari e, per la prima volta dagli anni Settanta, è costituito dalla grande coalizione guidata dai Socialdemocratici che governeranno assieme agli storici rivali del partito dei Liberali di centrodestra di Jakob Elleman-Jensen e dai Moderati centristi dell’ex premier Lars Løkke Rasmussen. Nell’accordo politico di formazione del governo, visti i pericoli dell’attuale situazione politica ed economica globale, i leader delle tre forze al governo hanno proposto di rimuovere dal calendario una delle 11 festività nazionali della Danimarca per aumenterà l’attività economica e la produttività, aiutando il Paese a rispettare l’impegno preso con la NATO di destinare il 2% del proprio PIL alla Difesa, tre anni prima del previsto. La festività soppressa è il Store Bededag, ossia il “Giorno della grande preghiera” che si celebra il quarto venerdì dopo Pasqua sin dal 1686, per volontà del vescovo luterano Hans Bagger da Roskilde e durante il quale i danesi sono soliti celebrare cresime o allungare il fine settimana. Una proposta, quella del governo, che ha sollevato critiche sia dall’estrema sinistra sia dall’estrema destra, così come dalla Chiesa luterana e dagli imprenditori. Secondo l’Associazione Danese dei Sacerdoti, l’abolizione del Giorno della Grande Preghiera lascerebbe sia il clero sia le persone in attesa della cresima «in un incubo logistico», perché le date delle cresime vengono programmate con anni d’anticipo. Ma anche gli imprenditori, i ristoratori, gli organizzatori di eventi e rappresentanti delle associazioni turistiche hanno protestato contro la decisione dell’esecutivo. Ma la premier Frederiksen non intende ritirare la proposta, e ribadisce: «C’è la guerra in Europa, e dobbiamo rafforzare la nostra Difesa: questo richiederà il piccolo contributo di tutti».


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