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Price Cap, cosa succede con l’accordo Ue sul prezzo del gas: «Bollette in aumento nel 2023, bisogna tagliare i consumi»

Un meccanismo pieno di condizionalità. Difficile da far scattare. E che non avrà effetti sull'utenza finale nel breve periodo

L’Unione Europea ha trovato un accordo sul price cap. Il Consiglio Energia ha fissato un tetto al prezzo pari a 180 euro per megawattora. Si dovrà superare per 3 giorni consecutivi per farlo scattare. Mentre la differenza di prezzo con il Gnl dovrà essere superiore a 35 euro. Tre condizioni che rendono il meccanismo complicato da implementare. Ma che non hanno permesso di trovare l’unanimità: l’Ungheria ha votato contro, Olanda e Austria si sono astenute. Ma secondo gli esperti c’è di più: l’applicazione non sarà facile, i mercati non lo accetteranno. Mentre di veri effetti sul prezzo non se ne vedranno, se non in prospettiva. E soprattutto: le bollette non diminuiranno, si prevede un nuovo aumento già a gennaio 2023. Con la prospettiva che soltanto un taglio dei consumi potrà aiutare a calmierare i prezzi e a cancellare la dipendenza dalla Russia.

Come funziona il price cap

L’intesa sul price cap prevede un elemento dinamico riferito al prezzo medio del Gnl. Per tutelare l’attrattività del mercato energetico continentale e scongiurare la fuga delle forniture verso l’Asia. Il meccanismo parte a 180 euro al megawattora, ma con una seconda condizione. Per la sua attivazione prevede che lo spread tra il prezzo del gas sull’indice di riferimento Ttf di Amsterdam e il prezzo medio sugli altri mercati globali superi i 35 euro per tre giorni lavorativi di fila. Per questo si parla di «limite di offerta dinamica» fissata a 145 euro. Se il prezzo di riferimento del Gnl è inferiore a questa soglia, il tetto rimarrà alla somma di 145 euro e 35 euro, ovvero 180 euro a megawattora. Nell’ordine:

  • la soglia attuale è stata in effetti superata ad agosto e settembre, ma è inferiore al prezzo attuale;
  • il tetto avrà una durata massima di 20 giorni, al termine del quale si annulla; può anche essere sospeso in caso di rischi sulle forniture;
  • il consiglio Ue ha stabilito anche che le società energetiche dei vari Paesi dovranno procedere ad acquisti comuni per almeno il 15% degli stoccaggi.

Cosa significa per le bollette

Cosa succede ai prezzi per l’utente medio con l’accordo Ue sul price cap? In primo luogo La Stampa segnala oggi che le decisioni non si tradurranno in risparmi immediati. Anzi, nel breve termine il prezzo del gas aumenterà. Il presidente dell’Autorità per l’Energia Stefano Besseghini ha infatti spiegato ieri che a gennaio 2023 «per quanto riguarda l’energia elettrica tutto sommato non ci saranno aumenti perché il trimestre è stato con prezzi medi relativamente bassi». Mentre il discorso sul gas è diverso. La formazione del prezzo ci sarà tra 15 giorni. E sicuramente le tariffe del metano «risentiranno del fatto che adesso entriamo nella parte vera dell’inverno in cui le temperature sono più rigide e la domanda è più alta». Anche se «gli stoccaggi non sono messi malissimo, questo non ci metterà al riparo da un rincaro». Il tetto a 180 euro, secondo il presidente di Arera è «sicuramente più basso di quello con cui si era cominciata la discussione. Ma rimane alto rispetto ai prezzi industriali. Vediamo come reagisce il mercato e che effetti si determineranno nel medio periodo. Certamente in qualche maniera gli scambi saranno mitigati».

«Tagliamo i consumi»

L’economista Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, spiega oggi in un’intervista al Quotidiano Nazionale che si tratta solo di «un piccolo correttivo. Non sarà con il price cap che l’Ue risolverà l’emergenza». Perché è lontanissimo dalla media degli ultimi anni (20 euro). E perché potrà aiutarci a evitare fiammate nell’immediato. Ma senza effetti concreti sulle bollette: «Occorrerebbe, invece, militarizzare la crisi, come abbiamo fatto per il Covid, con interventi massicci. In Italia, ad esempio, non possiamo discutere per mesi per fare un rigassificatore o per aumentare la produzione nazionale di gas o per aprire qualche centrale a carbone in più. Serve tutto immediatamente. E, forse, serve anche un po’ di recessione». Tabarelli spiega anche che «l’obiettivo è di applicare i limiti solo ai “futures”, ai contratti a termine, quelli scambiati nelle borse istituzionalizzate come Ice. Tuttavia più di due terzi degli scambi sono fuori, sull’Over the Counter, sull’Otc, a cui non si applicherebbero i massimi. Intanto, il Qatar fa la voce grossa sull’inchiesta sui fondi nel parlamento europeo, mentre noi ci accapigliamo su dove fissare un tetto che faremo comunque fatica ad applicare». Per Tabarelli bisogna fermare i bonus e tagliare i consumi nel breve periodo. E puntare su fonti energetiche alternative al gas nel futuro.

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