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La comunità ebraica contro La Russa: «Grave esaltare la fondazione dell’Msi». L’Anpi: «Sfregio alla democrazia», il Pd chiede le dimissioni

27 Dicembre 2022 - 18:11 Felice Florio
La seconda carica dello Stato celebra su Instagram il 76esimo anniversario della nascita del partito erede dell'esperienza della Repubblica di Salò

Ieri, 26 dicembre, la sottosegretaria alla Difesa del governo Meloni, Isabella Rauti, aveva invocato «onore ai fondatori ed ai militanti missini». Oggi, è stata la seconda carica dello Stato a commemorare il 76esimo anniversario della nascita del Movimento sociale italiano. Nel giorno in cui si celebra anche il 75esimo compleanno della promulgazione della Costituzione italiana, Ignazio La Russa, su Instagram, ha scritto: «Nel ricordo di mio padre, che fu tra i fondatori del Msi in Sicilia e che scelse con il Msi per tutta la vita, la via della partecipazione libera e democratica in difesa delle sue idee rispettose della Costituzione italiana». L’attributo “democratico” al partito che fu erede della Repubblica di Salò ha suscitato le proteste del centrosinistra. Il leader dei Verdi Angelo Bonelli ha definito inaccettabile che la seconda carica dello Stato esalti «il partito neofascista nato dalle macerie della Repubblica di Salò, alleata dei nazisti, antisemita e nemica della democrazia. Il presidente La Russa e la sottosegretaria Rauti non possono ricoprire i loro ruoli istituzionali e non distinguere il fascismo dalla democrazia». Diversi esponenti del Pd, dal candidato alla Regione Lazio Alessio D’Amato al deputato Stefano Vaccari, invocano le dimissioni di La Russa.

È stata chiamata in causa anche Giorgia Meloni, alla quale è stato chiesto di prendere una posizione sulle dichiarazioni degli esponenti di Fratelli d’Italia. La presidente del Consiglio, al momento, ha preferito schivare il dibattito. «Meloni: ipocrita piangere per le leggi razziali e avallare questo schifo», ha twittato Walter Verini, senatore del Pd. Le accuse nei confronti di La Russa che potrebbero rivelarsi più pesanti, tuttavia, sono arrivate dall’Unione delle comunità ebraiche italiane, l’Ucei. «Si celebrano oggi i 75 anni dalla promulgazione della Costituzione repubblicana, l’affermazione della nostra democrazia antifascista, il nostro più solido ancoraggio e punto di riferimento su un piano non soltanto legislativo. Eppure, alla vigilia di una giornata così importante per l’Italia, c’è chi ritiene di esaltare un altro anniversario, quello della fondazione del Msi, partito che, dopo la caduta del regime fascista da poco sconfitto, si è posto in continuità ideologica e politica con la Repubblica sociale italiana. Governo dei fascisti irriducibili che ha attivamente collaborato per la deportazione degli ebrei italiani». A parlare è Noemi Di Segni. La presidente dell’Ucei ha rincarato: «Grave che siano i portatori di alte cariche istituzionali a ribadirlo, legittimando quei sentimenti nostalgici».

Poi, concludendo il suo intervento, Di Segni ha ribadito, a nome delle comunità ebraiche che rappresenta, di aspettarsi «di sentir condannare non solo le leggi del ’38 come male assoluto, ma il fascismo e la sua propaggine della Repubblica sociale italiana come male per l’intera Italia, così come la sua eredità, prima celata e oggi sempre più manifesta. Le leggi razziali non furono emanate nel vuoto cosmico, ma da un sistema di prevaricazione e violenza e nel condannarle oggi va ricordato il peso della dittatura e di chi le ha emanate. La responsabilità istituzionale e la coerenza costituzionale impongono oggi la rinuncia a ogni sentimento nostalgico». Nella mattinata, con un suo articolo pubblicato su Repubblica, Di Segni aveva commentato così l’ambiguità nostalgica di alcuni membri della maggioranza: «La condanna che attendo di ascoltare è del fascismo nel suo insieme, fino alla sua formale caduta. E di un regime al quale oggi in molti esprimono nostalgia e desiderio di ritorno».

La posizione dell’Anpi e la spiegazione del portavoce di La Russa

Gianfranco Pagliarulo, presidente dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia, su Facebook ha attaccato duramente la seconda carica dello Stato: «Con tutto il rispetto per i suoi affetti familiari, l’onorevole La Russa non ha ancora capito che è il presidente del Senato della Repubblica antifascista e non il responsabile dell’organizzazione giovanile del Msi. Il suo post è uno sfregio alle istituzioni democratiche». A polemica divampata, il portavoce del presidente Senato, Emiliano Arrigo, ha provato a difendere così La Russa: «Mi domando se chi strumentalmente sta polemizzando abbia veramente letto il suo post nel quale ricorda il padre. La piena adesione del Msi alla democrazia e al Parlamento è storia e nessuno può negarla».

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