Plusvalenze, i tre filoni d’indagine: cosa rischia la Juventus e la discriminante dell’articolo 31

Il procuratore Chiné attende il 20 gennaio per le richieste di pene. Quali incognite per i bianconeri e le altre società

La procura federale apre tre diversi filoni d’indagine nell’inchiesta sulle plusvalenze della Juventus. La riapertura del procedimento da parte del procuratore Giuseppe Chiné porterà alla decisione del prossimo 20 gennaio. Ma, annuncia oggi la Gazzetta dello Sport, potrebbero arrivare anche altri deferimenti. Il primo filone d’indagine è quello sulle manovre stipendi e sulle scritture private non depositate. Sul quale Chiné potrebbe chiedere una proroga di istruttoria. Le sanzioni qui prevedono un’ammenda e più punti di penalizzazione. Mentre i calciatori rischiano una squalifica di un mese. Il secondo e il terzo filone invece sono legati alle plusvalenze. Il 20 gennaio, se la Corte federale d’Appello ammetterà il ricorso del procuratore, si passerà subito alla fase dibattimentale. Chiné non ha voluto anticipare nell’atto le richieste di sanzioni. Ma se si rifarà al comma 1 dell’articolo 31 del Codice di giustizia sportiva sono previste sanzioni e deferimenti. Se invece il procuratore vedrà gli estremi del comma 2 potrebbe chiedere penalizzazioni e persino la retrocessione del club. La discriminante in questo caso sono gli effetti sul bilancio delle plusvalenze del club: se la violazione (ancora presunta) ha consentito l’iscrizione al campionato (creando così un danno alle altre società) la richiesta di pena sarà più dura. Infine c’è l’indagine sui club considerati “partner” dei bianconeri. Stando alle carte dell’inchiesta Prisma si possono ipotizzare problemi per Atalanta, Sassuolo e Udinese. Queste società erano assenti nel primo processo. Quindi per loro l’iter partirebbe dal primo grado. Le richieste sarebbero in linea con quelle che la procura farà il 20 gennaio. E i rischi sono quindi gli stessi.


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