Il presidente del Senato La Russa: «Il Msi? Me ne frego della liturgia! La verità è che rosicano»

La seconda carica dello Stato risponde alle critiche andando all’attacco: «Io non rinuncio, e non rinuncerò mai, al mio pensiero»

«Me ne frego della liturgia! La verità è che, quando esprimo le mie idee, rosicano». Il presidente del Senato Ignazio La Russa in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera risponde alle critiche piovutegli addosso dopo il post che celebrava su Instagram il Movimento Sociale Italiano. Nel colloquio con Fabrizio Roncone La Russa tiene il punto: «Ripeto: se avessero voluto uno solo per dirigere il traffico dell’aula di Palazzo Madama, avrebbero potuto eleggere un semaforo. Io non rinuncio, e non rinuncerò mai, al mio pensiero». E non sembra preoccupato delle richieste di dimissioni che arrivano da esponenti della Comunità Ebraica. Dice di aver deciso di intervenire dopo le invocazioni all’onore di Isabella Rauti. E precisa di non aver sentito Giorgia Meloni: «E comunque non mi è giunta alcuna sua critica».


«Il Msi è sempre stato con Israele»

Ma non sembra molto preoccupato delle conseguenze: «Rispetto le sensibilità della comunità ebraica, ma li invito a documentarsi bene. Anche perché il Msi è sempre stato schierato a favore di Israele, mentre pezzi di sinistra, spesso, tifavano per i palestinesi». Ammette che il fondatore del Msi Giorgio Almirante era un sostenitore del razzismo durante la Seconda Guerra Mondiale: «Però poi Almirante riconobbe l’errore. E fondò un partito che ha eletto capi di Stato, sostenuto la democrazia…». Mentre lui rispetta «le leggi, i valori costituzionali, in aula sono imparziale e super partes». Ma insiste: «Ho le mie idee. Non le rinnego. E ho il diritto di celebrare la figura di mio padre, con orgoglio e senso di appartenenza ad un partito dove, a lungo, ho militato anche io. Dov’è il problema?». Infine, l’ultima risposta è sul 25 aprile e sull’idea di festeggiarlo o no: «Me lo chieda il 23 aprile. Non devo rassicurare nessuno. Certo non andrò a infilarmi in qualche corteo per beccarmi fischi e uova marce. Le ricordo però che, da ministro della Difesa, come suggeriva Luciano Violante, ho già omaggiato i partigiani morti e i morti che, credendo in un’altra ideologia, stavano dall’altra parte».


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