È morto Benedetto XVI: a 95 anni è stato il papa più longevo della storia

Dalle umili origini al tentativo di rimuovere “la sporcizia che c’è nella Chiesa” fino al ritiro, vita e morte di un intellettuale diventato Papa emerito

«Il segno della Croce è in qualche modo la sintesi della nostra fede, perché ci dice quanto Dio ci ha amati; ci dice che, nel mondo, c’è un amore più forte della morte, più forte delle nostre debolezze e dei nostri peccati». Joseph Aloisius Ratzinger, che dopo l’elezione a pontefice scelse il nome di Benedetto XVI, è morto a Roma oggi 31 dicembre. Papa emerito da quando, il 28 febbraio 2013, ha rinunciato al ministero petrino, è stato il pontefice più longevo della storia: Leone XIII morì a 93 anni agli inizi del secolo scorso, Clemente XII a 87 e Clemente X a 86. Ma a parte l’età, sono altri i “record” che hanno caratterizzato il pontificato del 265esimo successore di san Pietro. Negli otto anni di soglio pontificio, il suo magistero ha alternato fasi di profondo conservatorismo a spinte innovatrici riconosciutegli di rado. Indiscusse, però, le sue qualità intellettuali, così come il merito di aver tenuto unita la chiesa nel passaggio tra la scomparsa del carismatico Karol Józef Wojtyła e l’elezione del primo papa sudamericano, Jorge Mario Bergoglio.


Le origini

Creato cardinale a 50 anni, Ratzinger nacque a Marktl, in Baviera, nel 1927. «Suo padre era un commissario di gendarmeria e proveniva da una famiglia di agricoltori della bassa Baviera, le cui condizioni economiche erano piuttosto modeste – si legge nella biografia ufficiale del Vaticano -. La madre era figlia di artigiani di Rimsting, sul lago di Chiem, e prima di sposarsi aveva fatto la cuoca in diversi alberghi». Trascorre l’adolescenza nei pressi della frontiera tra Germania e Austria, a pochi chilometri da Salisburgo: un contesto che lo stesso papa definirà «mozartiano» e nel quale svilupperà la passione per la musica classica. Abile pianista, Ratzinger ha amato, sopra tutte le altre, le composizioni di Wolfgang Amadeus Mozart: «Quando cominciava il Kyrie era come se si aprisse il cielo». Nella musica mozartiana, per Ratzinger, «risuona la grazia della creazione, così come doveva essere all’origine e come dovrà essere alla fine dei tempi; risuona la semplice trasparenza di qualcosa che non deve essere cercato né edificato, ma è semplicemente donato».


Gli scandali

Il suo pontificato, iniziato il 19 aprile 2005, è stato subito animato dall’intento di rimuovere «la sporcizia che c’è nella chiesa»: Benedetto XVI, poche settimane prima dell’elezione, aveva denunciato gli scandali del clero durante la via Crucis. Negli anni successivi, Ratzinger volle incontrare personalmente alcune vittime di preti pedofili, ad esempio durante i viaggi del 2008 negli Stati Uniti e in Australia, e nel 2010 in Inghilterra e a Malta. Celebre è la lettera indirizzata alla comunità irlandese, Paese particolarmente colpito dallo scandalo della pedofilia. «Non posso che condividere lo sgomento e il senso di tradimento che molti di voi hanno sperimentato al venire a conoscenza di questi atti peccaminosi e criminali e del modo in cui le autorità della Chiesa in Irlanda li hanno affrontati. Da parte mia, considerando la gravità di queste colpe e la risposta spesso inadeguata ad esse riservata da parte delle autorità ecclesiastiche nel vostro Paese, ho deciso di scrivere questa lettera pastorale per esprimere la mia vicinanza a voi, e per proporvi un cammino di guarigione, di rinnovamento e di riparazione».

Con il documento De delictis gravioribus, Benedetto XVI ha reso più efficaci le procedure giudiziari per i casi di abuso sessuale, rimarcando anche l’importanza di «dare sempre seguito alle disposizioni della legge civile per quanto riguarda il deferimento di crimini alle autorità preposte». Il 16 maggio 2011, in una lettera circolare, il pontefice pubblicava delle linee guida contro la pedofilia dei chierici, sollecitando azioni di monitoraggio e intervento da parte dei vescovi diocesani. Azioni che arrivano dopo secoli di silenzio e ipocrisia, ma che rappresentano una responsabilità troppo grande per un pontefice simbolo di un’istituzione che deve cambiare ma non ha ancora le condizioni – e le gerarchie – per farlo.

Sotto l’aspetto della trasparenza finanziaria dello Stato del Vaticano, Ratzinger ha anche impresso un cambio di direzione per far aderire gli enti e le persone collegate alla Santa Sede alle norme internazionali contro il riciclaggio e il finanziamento al terrorismo. Tra i record citati in apertura, è da segnalare che Ratzinger è stato il primo papa ad aprire un account Twitter, nel 2012: @Pontifex. Iconica, dopo l’abdicazione – evento molto raro nella storia del papato – la fotografia scattata il 23 marzo 2013 a Castel Gandolfo, quando il successore Bergoglio fece visita a Ratzinger. Per la prima volta nel corso di secoli, due papi si incontravano. Già prima che compisse 95 anni, monisgnor Gaenswein, segretario di Ratzinger, aveva reso pubblico il lento declino fisico che stava colpendo il papa emerito. Seppure con una «testa lucia», Benedetto XVI «è come una candela che si consuma lentamente».

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