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L’italiano “architetto di Putin” latitante a Mosca: «Trattato come un terrorista. Non torno in Italia»

05 Gennaio 2023 - 12:17 Ygnazia Cigna
lanfranco cirillo architetto putin
lanfranco cirillo architetto putin
Lanfranco Cirillo - che si autodefinisce "l'architetto di Putin" - ha un mandato d'arresto della procura di Brescia per reati fiscali

Lanfranco Cirillo, autodefinitosi «l’architetto di Putin» e indagato dalla procura di Brescia per una serie di reati fiscali, non ha alcuna intenzione di tornare in Italia. «La Russia è la mia casa. Qui ho il mio lavoro, i miei interessi e le mie principali relazioni. Al momento non ho motivo, e neppure desiderio, di rientrare in Italia, visto il trattamento che mi è stato riservato» ha dichiarato oggi, 5 gennaio, parlando in merito al mandato d’arresto che pende a suo carico. «Mi è stato detto che non avrei neppure la possibilità di prendere un aereo per venire in Italia, perché è stato diffuso un mandato Interpol nei miei confronti, addirittura una red notice (metodo che usa l’Interpol per richiedere di localizzare, arrestare o estradare un criminale o sospetto tale, ndr), normalmente riservata a terroristi e narcotrafficanti», ha spiegato l’architetto di Putin.

«Su di me un trattamento speciale… Solo perché sono architetto?»

A suo dire, è profondamente ingiusta la misura di un mandato Interpol perché le autorità italiane sanno che si trova a Mosca e in quale indirizzo. Si chiede, infatti, come mai non venga chiesta la sua estradizione in Italia «attraverso l’ordinaria procedura prevista dalla legge, che consentirebbe di conoscere quali sono le contestazioni che mi riguardano e i documenti su cui si fonderebbero», evidenzia. Un trattamento quello dell’Italia che Cirillo trova scorretto e definisce stranamente «speciale». «Lo trovo molto strano e non capisco, ma sarà perché sono un architetto e non un avvocato», conclude.

Chi è Lanfranco Cirillo e perché è indagato

Lanfranco Cirillo è un imprenditore 63enne di origini trevigiane che gode della cittadinanza russa. Si è autodefinito «l’architetto di Putin» perché ha lavorato per il presidente russo e per diversi oligarchi. Ad esempio, ha lavorato nella progettazione di un’enorme villa sul Mar Nero del presidente russo e con il suo studio a Mosca avrebbe realizzato oltre 40 ville per più magnati. Ad agosto la procura di Brescia ha disposto un sequestro preventivo di 141 milioni di euro per più reati. L’accusa che sorregge tutto il procedimento è quella di aver simulato la propria residenza in Russia per non pagare imposte in Italia. Per questi motivi, le Fiamme Gialle gli hanno sequestrato vari immobili, terreni e conti correnti. Tutto ha, però, inizio molto tempo prima: quando già a febbraio dello scorso anno fecero a Cirillo la prima perquisizione in casa. Nei giorni scorsi è arrivata la notizia che il processo a suo carico in Italia prenderà il via il prossimo 23 febbraio. Dal canto suo, l’architetto di Putin si è sempre dichiarato innocente sostenendo di essere vittima di «accanimento e persecuzione». Al momento del sequestro dei beni dichiarò: «La mia prima colpa è di aver vissuto in Russia e di aver lavorato e costruito per gli oligarchi. Altra colpa aver portato il frutto del mio lavoro in Italia…».

Rettifica

A seguito della pubblicazione di questo articolo Cirillo ha inviato precisazioni a Open rettificando parte di quanto uscito: «Il mio desiderio è potermi difendere personalmente da questa contestazione, partecipando al processo come è mio diritto costituzionalmente garantito. Non quindi che io non voglia tornare in Italia: in realtà essendo anche cittadino russo, in presenza di mandato Interpol e in mancanza di richiesta di estradizione da parte dell’autorità giudiziaria italiana, non posso tornare in Italia. Come cittadino russo devo infatti rispettare anche le leggi e le decisioni della Federazione Russa». Cirillo fa inoltre sapere che chiederà l’annullamento del decreto di latitanza «perché non mi sono mai sottratto al procedimento e la magistratura Italiana era informata del luogo della mia residenza in Russia e non mi ha mai notificato alcun provvedimento».

Articolo aggiornato con rettifica il 13 gennaio 2023

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