Iran, il regime condanna a morte un 18enne per le proteste

Contro il ragazzo sono state usate anche alcune chat con i suoi amici, a cui raccontava di aver colpito un agente durante una manifestazione

Un’altra condanna a morte per un giovane manifestante in Iran. Il 18enne Arshia Takdestan verrà mandato nel braccio della morte «con l’accusa di guerra e corruzione e per distruzione di proprietà attraverso modalità che hanno causato problemi all’ordine pubblico del Paese». È quanto riferisce l’agenzia di stampa giudiziaria iraniana Mizan, citata da Bbc Persian. La sentenza potrà essere impugnata dinanzi alla Corte Suprema. Stando a quanto riferisce Mizan, sarebbero stati rintracciati alcuni messaggi del 18enne con i suoi amici. Tra questi, ci sarebbe stato scritto: «Abbiamo creato un putiferio». E ancora: «Ho colpito l’agente Naja nei raduni». Il 12 dicembre un altro ragazzo è stato condannato a morte: Majidreza Rahnavard. Il primo che risulta essere ufficialmente il primo manifestante condannato alla pena di morte è stato, invece, il 23enne Mohsen Shekari, giustiziato lo scorso 8 dicembre con l’accusa di aver bloccato il traffico e colpito una guardia della milizia Basij, ferendola ad una spalla. Ora si è aggiunta anche la condanna al manifestante Arshia Takdestan, nonostante i leader occidentali continuino a condannare la gestione delle proteste in corso in Iran, scoppiate a settembre 2022 con l’uccisione di Mahsa Amini, la 22enne di orgini curde morta sotto custodia della polizia morale dopo essere stata fermata perché non indossava correttamente il velo.


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