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La vedova di Gianni Nazzaro: «Le sigarette gli hanno fatto venire il tumore al polmone. Faccio causa allo Stato e a Philip Morris»

16 Gennaio 2023 - 06:27 Redazione
gianni nazzaro nada ovcina
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Nada Ovcina annuncia un'azione penale e civile: le multinazionali vendono veleno

Nada Ovcina è la donna che per due volte ha sposato Gianni Nazzaro. Il cantante e attore è morto il 27 luglio del 2021 al policlinico Gemelli per un tumore ai polmoni. I due si erano separati dopo il matrimonio. Poi le seconde nozze poco prima che lui morisse. Oggi lei dice che vuole fare causa allo Stato italiano e a Philip Morris perché «abbiamo validi motivi per pensare che sia morto a causa del fumo». È pronta anche una denuncia, secondo quanto spiega Antonio Jezzi, avvocato di Ovcina e dei due figli Giannetto e Giorgia. «Lui non doveva fumare, ma non può essere solo una sua responsabilità. Queste multinazionali vendono veleno, un veleno che crea dipendenza e poi morte».

L’enfisema polmonare

Ovcina racconta all’edizione romana di Repubblica che Nazzaro «fumava due pacchetti di sigarette al giorno. E il 95% dei casi di decessi per tumore avviene a causa del consumo di sigarette». E a smettere «non riusciva. Ho trovato delle sigarette nascoste in ospedale, nell’armadietto, sotto al cuscino. Proprio nel periodo del suo ultimo ricovero». Fumava «da tantissimi anni. Io ho passato la vita a litigare con lui. Ha smesso per un breve periodo quando gli ho detto che così si rovinava la voce». Mentre un anno prima della scoperta della malattia «ha avuto un enfisema polmonare. Allora aveva smesso di fumare per due o tre mesi. Il dottore in quell’occasione gli disse “tu le sigarette non le devi vedere nemmeno in fotografia”. Poi ha ripreso».

Una febbre altissima

La moglie racconta che «sei mesi prima del decesso gli è venuta una febbre altissima, abbiamo chiamato l’ambulanza e l’hanno portato in ospedale. Allora abbiamo scoperto che aveva il cancro. Un tumore estremante aggressivo, non gli ha lasciato scampo». Infine: «Quelle due ultime settimane sono state terribili. Mi diceva: “chiedi al dottore che mi somministri una medicina per farmi morire perché ho troppo dolore”. Sapeva benissimo che non ce l’avrebbe fatta e stava male. Soffriva tantissimo e la morfina non aveva più alcun effetto su di lui». In questi giorni Ovcina andrà al Gemelli per chiedere le cartelle cliniche: «Ci muoveremo sul doppio binario: penale e civile».

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