Stop alle sale fumatori, niente sigarette in presenza di minori: il governo studia la stretta

Il ministro della Salute Orazio Schillaci ha illustrato il piano dell’esecutivo, e minimizzato l’allarme sulla carenza di farmaci

Il ministero della Salute è pronto ad intervenire per estendere gli attuali divieti sul fumo previsti dalla Legge Sirchia, entrata in vigore il 10 gennaio 2005, al fine di creare una «generazione libera dal tabacco». Le ipotesi sul tavolo del ministro Orazio Schillaci riguarderebbero l’estensione del divieto di fumo in altri luoghi all’aperto in presenza di minori e donne in gravidanza, nonché l’eliminazione della possibilità di attrezzare sale fumatori in locali chiusi. La stretta sul fumo riguarderà anche l’emissione dei nuovi prodotti come sigarette elettroniche e prodotti del tabacco riscaldato e l’estensione della misura colpirà anche le inserzioni pubblicitarie relative ai nuovi prodotti contenenti nicotina che saranno proibite. Nell’audizione in Commissione Affari sociali alla Camera, il ministro Schillaci ha sottolineato che il governo intende «affrontare la prevenzione e il contrasto del tabagismo, tuttora la principale causa di morbosità e mortalità prevenibile in Italia, per conseguire l’obiettivo sfidante del Piano europeo contro il cancro 2021 di creare una “generazione libera dal tabacco”, nella quale meno del 5% della popolazione consumi tabacco entro il 2040». 


«Nessun allarme: sono meno di 30 i farmaci senza alternative»

Il ministro della Salute è intervenuto anche sulla questione della carenza di farmaci. L’allarme era stato lanciato dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) che a inizio anno aveva segnalato la carenza di oltre 3mila medicine. Carenza questa dettata da una combinazione di fattori: in primo luogo dalla stagione dell’influenza, che è una delle più forti degli ultimi dieci anni, nonché dal Coronavirus. Tuttavia, per Schillaci, di questi 3 mila farmaci «circa 300 sono privi di equivalenti, e quindi inseriti nella lista dei prodotti importabili su richiesta delle strutture sanitarie, invece, non sostituiti da altri farmaci alternativi, sono di fatto meno di 30 referenze», ma «la comunicazione allarmistica – continua Schillaci – sta generando una ‘carenza di rimbalzo’ o accaparramento di farmaci da parte dei pazienti, preoccupati di avere una scorta di servizi, creando ulteriori tensioni».


In particolare, ha precisato il ministro in audizione in commissione Affari Sociali della Camera, «la lista pubblicata il 10 gennaio elenca 3.197 farmaci carenti (incluse carenze, cessate commercializzazioni, sospensioni). Di questi, 1.804 sono farmaci effettivamente carenti (escluse le cessate commercializzazioni e sospensioni), ma solo 1.631 di questi hanno data di inizio carenza successiva al primo gennaio 2022: le effettive carenze produttive sono quindi queste, relative a farmaci per i quali l’assenza dal mercato dichiarata dal titolare è recente». In aggiunta, «viene pubblicato un estratto della lista con i farmaci temporaneamente carenti privi di equivalenti o alternative sul nostro mercato, per i quali Aifa rilascia l’autorizzazione all’importazione» e «le carenze potenzialmente critiche sono quelle inserite in questo elenco, che ad oggi include soltanto 325 farmaci».

La carenza dei farmaci è dettata da una serie di fattori: «gli aumenti del costo di produzione, picchi di richiesta stagionale, polarizzazione delle prescrizioni mediche su poche molecole e la coda di difficoltà di produzione per la pandemia Covid, stanno creando tensione nell’approvvigionamento», in particolare – precisa il ministro della Salute – per quanto riguarda antinfiammatori, antinfluenzali e antibiotici. Ciononostante ha sottolineato Schillaci, questa “mancanza” non «sarebbe direttamente riconducibile alle ‘carenze di farmaci’, data l’ampia disponibilità di equivalenti sul mercato, ma il limitato ricorso agli equivalenti fa sì che venga invece collegata alla vasta lista di farmaci carenti che Aifa pubblica da oltre 10 anni per supportare pazienti e operatori».

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