Plusvalenze, batosta solo per la Juve: 15 punti di penalizzazione. La Corte Figc più dura della procura

Il procuratore Giuseppe Chiné aveva chiesto 9 punti in meno in classifica per i bianconeri e inibizioni per i dirigenti bianconeri

La Corte federale Figc ha accolto la richiesta del procuratore Giuseppe Chiné, che chiedeva la riapertura del procedimento sportivo sulle plusvalenze. La giustizia sportiva riapre il fascicolo ma solo a carico del club bianconero, punito con 15 punti di penalizzazione in classifica e inibizioni contro i dirigenti juventini più pesanti rispetto a quelle chieste dalla procura, con la richiesta di estendere le sanzioni anche a Uefa e Fifa: 2 anni e mezzo a Paratici, 2 anni ad Agnelli e Arrivabene, 1 anno e 4 mesi a Cherubini e 8 mesi a Nedved. Prosciolti invece gli altri otto club coinvolti. Dopo la decisione della Corte d’Appello, la Juve ora potrà fare ricorso al Collegio di Garanzia del Coni.


Le richiesta della procura Figc

Prima della decisione c’era stato un durissimo botta e risposta tra le parti, a cominciare dalla richiesta severa della procura federale di punire i bianconeri con nove punti in meno in classifica nel campionato in corso, più l’inibizione di 20 mesi e 10 giorni per Fabio Paratici, 16 mesi per Andrea Agnelli, 12 mesi per Pavel Nedved, Garimberti e Arrivabene, mentre per Cherubini 10 mesi e 20 giorni. «La pena deve essere afflittiva, la Juventus in classifica deve finire ora dietro la Roma, fuori dalla zona delle coppe europee», spiega. La difesa della Juve, invece, boccia senza mezzi termini il tentativo di riaprire il processo sportivo sulle plusvalenze. Quel ricorso per i legali juventini è «inammissibile, in ragione dell’assenza, nel caso di esame, dei presupposti applicativi di tale mezzo di impugnazione straordinario», cioè di «fatti nuovi», secondo il principio per cui «nessuno può essere perseguito o condannato penalmente dalla giurisdizione dello stesso Stato per un reato per il quale è già stato assolto o condannato a seguito di una sentenza definitva conformemente alla legge e alla procedura penale di tale Stato».


Il libro nero FP

Nella memoria difensiva dei legali juventini si fa riferimento al cosiddetto “Libro nero FP”, dove le iniziali starebbero per Fabio Paratici. Secondo il club bianconero, sarebbe un elemento equivoco che la Corte federale può «risolvere in un appunto su foglio A», su cui aveva provato a chiarire anche l’allora capo dell’area di mercato juventina, Federico Cherubini, sentito dalla procura di Torino il 27 novembre 2021: «In altre parole – spiegano gli avvocati della Juve – per Federico Cherubini la plusvalenza – che in sé per sé è pienamente lecita – diventa “artificiale” quando, pur restando lecita (e “sana”), si lega alla vendita prematura di “ragazzi giovani”, per assecondare “anche obiettivi” di ordine economico indicati “dall’area Finance”».

Il procuratore Chinè insiste: «La pena deve essere afflittiva»

Nella requisitoria davanti alla Corte federale, dove si discute della possibile riapertura del processo per le plusvalenze bianconere, il procuratore della Figc, riporta l’Ansa, avrebbe detto: «La pena deve essere afflittiva, la Juventus in classifica deve finire ora dietro la Roma, fuori dalla zona delle coppe europee». Da qui la richiesta di nove punti di penalizzazione per la società torinese. Chinè avrebbe anche ribadito che le plusvalenze contestate servivano a coprire le perdite in bilancio. La risposta dei legali della squadra non si è fatta attendere: hanno sostenuto che le plusvalenze in oggetto, ovvero pari a 60 milioni, rappresentano solo il 3,6% dei ricavi. Negli anni ai quali la procura fa riferimento, aggiungono gli avvocati, il club ha immagazzinato 700 milioni di aumenti di capitale. Su tre anni, concludono, la società ha avuto ricavi di 1675 milioni e, su un totale di 323 milioni di plusvalenze, i 60 contestati da Chinè sono il 18% del totale e, appunto, il 3,6% dei ricavi.

Le pene richieste per gli altri club e il seguito dell’udienza

Per gli altri club coinvolti nell’inchiesta Il procuratore federale Giuseppe Chiné ha chiesto un’ammenda, mantenendo immutate le richieste rispetto al primo processo sulle plusvalenze lo stesso vale per i dirigenti deferiti. Le difese dei club sono poi intervenute sull’ammissibilità della revocazione. La Corte d’Appello dovrà ora pronunciarsi sull’istanza di revoca della sentenza di assoluzione richiesta dalla procura decidendo se riaprire o meno il processo. 

Gli elementi nelle mani della procura

Stamattina la Gazzetta dello Sport anticipava la convinzione di Chiné di avere in mano «elementi di prova nuovi che dimostrino la sussistenza degli illeciti» e che, in base all’articolo 63 del Codice di giustizia sportiva, potrebbero consentire la riapertura di un processo anche con sentenze divenute «inappellabili e irrevocabili». Intercettazioni e documenti tra cui il «libro nero» di Paratici, che la Procura federale non poteva avere a disposizione nel primo processo, ma su cui adesso può contare grazie alla giustizia ordinaria. Oltre alla società bianconera, in aula sono presenti anche i club di Sampdoria, Empoli, Genoa, Parma, Pisa, Pescara, Pro Vercelli e il vecchio Novara e 52 dirigenti, tra cui Agnelli, Nedved e Cherubini.

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