Salvini “bacchetta” Nordio: «Giusto parlare di abusi ma no a polemiche con l’intera magistratura»

Il guardasigilli aveva detto che «il parlamento non deve essere supino e acquiescente a quelle che sono le affermazioni dei pubblici ministeri»

«Spero che sia finito il tempo dei contrasti tra politica e magistratura. C’è bisogno di serenità e tranquillità e la politica deve evitare lo scontro con la magistratura e viceversa». Ad affermarlo è il vicepremier e ministro delle infrastrutture Matteo Salvini a Cremona. Un attacco più o meno indiretto al ministro Nordio che, ha aggiunto Salvini, «pone l’accento su alcuni abusi ma l’importante è che non ci siano polemiche con l’intera magistratura che ha a lavoro persone perbene che sono in tribunale non per fare politica o per intercettare a casaccio». Il leader leghista ribadisce l’importanza di «individuare e sanzionare gli abusi senza nuovi scontri tra pezzi dello Stato», e di conseguenza invita ad «abbassare i toni».


Il nodo intercettazioni

Le bacchettate si inseriscono nel quadro del più ampio dibattito che negli ultimi giorni ruota attorno al tema delle intercettazioni. «Se non interverremo sugli abusi delle intercettazioni cadremo in una democrazia dimezzata», aveva detto il Ministro intervenendo alla Camera. Il sottosegretario alla Giustizia in quota FdI, Andrea Delmastro, ieri aveva sottolineato ad Open uno dei punti su cui il ministero è intenzionato ad intervenire in tempi abbastanza rapidi: «Gli abusi nella pubblicazione di intercettazioni provenienti da atti giudiziari, con elementi che nulla hanno a che vedere con la notizia di reato, avvengono ancora e vanno eliminati». Oggi, 21 gennaio, il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro ha puntualizzato a Il Messaggero: «Non c’è ancora un progetto di legge in cantiere, parliamo di misure allo studio dell’esecutivo. L’intenzione, in ogni caso, non è quella di togliere ai pubblici ministeri uno strumento fondamentale per le indagini come le intercettazioni».


Le polemiche

Eppure il clima sembra essere sempre più teso. Lo testimoniano le dichiarazioni di Nordio, il quale aveva detto che «il parlamento non deve essere supino e acquiescente a quelle che sono le affermazioni dei pubblici ministeri». Ma anche la risposta arrivata dal presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, che in un’intervista alla Stampa ha dichiarato di «non riuscire nemmeno a commentare»: «Noi magistrati – afferma il presidente dell’Anm – chiediamo solo che si ascolti anche la nostra voce quando si affronta il tema della giustizia. Invece vedo che si usano toni che rinverdiscono una stagione di conflittualità tra politica e giustizia che certo non fa bene al Paese». Più lapidario il pm romano Eugenio Albamonte, segretario di Area, che ai microfoni di Radio Popolare ha affermato: «Il dottor Nordio sono vent’anni che parla da politico e non da magistrato». E ancora: «Il fatto di allertare il Parlamento a non essere supini nei confronti dei magistrati del pubblico ministero e di diffidare dei pubblici ministeri antimafia perché vedono mafia dappertutto, soprattutto all’indomani di un risultato importante come quello della cattura di Matteo Messina Denaro, mi sembra un fuor d’opera, strumentale, ingeneroso nei confronti di quanti lavorano tutti i giorni su questi temi molto delicati».

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