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La falsa storia della «famiglia extracomunitaria» con 2 anni di residenza e il reddito di cittadinanza

La vaghezza del racconto, la sua pretestuosità e le numerose incongruenze che contiene portano a concludere che si tratti di una storiella inventata di sana pianta

Spesso la disinformazione che viaggia sul web canalizza le sue energie sul tentativo di screditare gli immigrati. Altre volte, i percettori del reddito di cittadinanza. Altre ancora, entrambi: è il caso di una bufala già rodata, quella dei presunti «maxi-sussidi» erogati alle «famiglie extracomunitarie», che torna periodicamente in diverse salse scatenando l’indignazione degli utenti. Vediamo perché più che una notizia di cronaca si tratta di una storiella di fantasia.

Per chi ha fretta:

  • Circola sui social il breve racconto di una «famiglia extracomunitaria» che, nonostante non abbia versato alcun contributo allo Stato italiano, percepisce mensilmente una somma superiore a quella di un pensionato che ha lavorato per 44 anni.
  • Il testo ripropone la narrazione divisiva e per molti convincente secondo cui il governo eroga sussidi con ingiusta parzialità.
  • In realtà la vaghezza del racconto, la sua pretestuosità e le numerose incongruenze che contiene portano a concludere che si tratti di una storiella inventata di sana pianta.

Analisi

«Famiglia extracomunitaria. 2 anni di residenza. Contributi versati = 0. Isee inesistente. Reddito di cittadinanza = 780 euro. Assegni familiari = 175 euro per figlio, in media ne hanno tre: 525 euro. Totale: 1.425 euro al mese… Soldi che vengono prelevati dall’Inps. Italiano residente da 66 anni. Contributi versati: 44 anni. Pensione = 1300 euro lordi!! Penso che ci sia qualcosa che non funziona». Questo epigramma sdegnato è diventato virale su Facebook, accompagnato di volta in volta da commenti diversi. «Meglio stare zitta», scrive ad esempio questa utente condividendo il post.

La pioggia di likes, commenti e condivisioni conferma l’efficacia della narrazione secondo cui gli immigrati «ci rubano i sussidi». Ma alcune incongruenze presenti nel testo dimostrano che, sebbene convincente, questa storia è priva di fondamento concreto.

Partiamo dall’inizio. «Famiglia extracomunitaria, due anni di residenza». E qui notiamo una prima stonatura, dal momento che – come specificato sul sito del governo – per ottenere il sussidio «è necessario essere residente in Italia per almeno 10 anni, di cui gli ultimi due in modo continuativo». Il dato è il primo che salta agli occhi, ma non l’unico. Perché il richiedente deve anche essere un «cittadino maggiorenne» e rispettare diverse condizioni: se non italiano, né europeo, deve infatti essere un cittadino di Paesi terzi in possesso del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo, o apolide in possesso di analogo permesso.

La regolare residenza sul territorio del nostro Paese, come indicato dalla legge Bossi-Fini (n. 189 del 30 luglio 2002), è infatti legata all’ottenimento di un permesso di soggiorno. E il documento si ottiene a due condizioni: i richiedenti devono essere considerati rifugiati o devono lavorare regolarmente in Italia. La prima ipotesi è immediatamente da escludere, ancora una volta per le tempistiche: nel caso dei rifugiati, infatti la cittadinanza può essere ottenuta dopo 5 anni di regolarità. Andando per esclusione, dunque, bisognerebbe supporre che il richiedente in questione abbia lavorato regolarmente in Italia: anche questo è un dato che contraddice le informazioni contenute nel post, che parlano di «contributi versati pari a zero» e «Isee inesistente».

Gli Assegni Familiari

Veniamo agli Assegni Familiari, che – così come l’Assegno per il Nucleo Familiare (ANF) – dal 1° marzo 2022 sono stati sostituiti dall’Assegno unico e universale per i figli. Il cambiamento, viene spiegato sul sito dell’Inps, è finalizzato «alla semplificazione e al contestuale potenziamento degli interventi diretti a sostenere la genitorialità e la natalità, e universale in quanto viene garantito in misura minima a tutte le famiglie con figli a carico, anche in assenza di ISEE o con ISEE superiore alla soglia di euro 40mila». E fin qui, niente di incompatibile.

Ma vengono poi chiariti alcuni dettagli:

L’importo dell’Assegno unico e universale per i figli a carico è determinato sulla base della condizione economica del nucleo familiare, verificata tenendo conto dell’ ISEE in corso di validità. Pertanto, alle famiglie che al momento della domanda siano in possesso di ISEE in corso di validità, l’assegno è corrisposto con importi maggiorati e calcolati in base alla corrispondente fascia di ISEE . Le medesime maggiorazioni sono comunque riconosciute, con decorrenza retroattiva con tutti gli arretrati, anche a coloro che al momento della presentazione della domanda non siano in possesso di ISEE , ma per le quali l’ISEE sia successivamente attestato entro il 30 giugno.

Non solo. I calcoli contenuti nel testo appaiono peregrini, e non solo nel passaggio in cui si afferma che «gli extracomunitari in media hanno tre figli». Ma anche perché, come ricorda il portale Informazionefiscale.it, «per i percettori del reddito di cittadinanza l’assegno unico è calcolato sottraendo dall’importo teorico spettante la quota del reddito relativo al figlio o ai figli che compongono il nucleo familiare». E soprattutto:

L’assegno unico per il periodo da marzo ad agosto 2022 ha raggiunto in totale 5,4 milioni di richiedenti e 8,7 milioni di figli beneficiari appartenenti a nuclei non percettori del reddito di cittadinanza, per una spesa pari a 7,3 miliardi di euro. Circa il 46 per cento degli assegni corrisposti è relativo a beneficiari appartenenti a nuclei familiari con ISEE inferiore a 15.000 euro, mentre per il 20 per cento dei figli non è stata presentata alcuna attestazione ed è stato riconosciuto quindi l’importo minimo di 50 euro previsto per i minorenni. Questo l’importo base dell’assegno unico per i minorenni, che sale fino a 175 euro se invece è presentato il modello ISEE e se il valore dello stesso non supera i 15.000 euro, al netto delle ulteriori maggiorazioni riconosciute.

Conclusioni

Il post virale è un mix di informazioni pretestuose, non solo non verificate ma a tratti anche inverosimili. Contiene una serie di contraddizioni che, sommate alla retorica ricorrente che vuole alimentare lo scontento per l’immigrazione e i percettori del RdC, portano a concludere che la storiella sia stata inventata di sana pianta.

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